Officine Giovani (ex Macelli) – Prato
Giornatine come altre… Dopo aver recuperato il rimborso da Michele e affrontato un pranzo gustoso e particolarmente importante da Camilla e Ali caratterizzato anche dalla presenza di Stephan (amico svedese appena atterrato in mattinata da Londra), il viaggio direzione Prato per l’apertura allo zio Canali diventa la parte più facile. Al locale lo zio, il cugino e il resto della squadra dei Rosso Fuoco sono già operativi sul palco. Il fonico, il merchandaiser Riccardo sono sempre gli stessi, mentre dei nostri referenti al locale (tipo tale Samuele) troviamo solo il fonico Tommy con il quale ci presenteremo solo due ore dopo per il soundcheck. Prepariamo il nostro back-line a bordo palco e quando è il nostro turno per le prove, Giorgio si ritrova a spostare solo la pedaliera del suo chitarrista di destra (quello che sembra Mazzia per intenderci). Ricaviamo un piccolo spazio per la batteria di Caio, Andrea alla sua destra, io centrale sul microfono dello Zio, 7 “canali” a disposizione nel banco e via in assetto “cerchiamo di fare buon lavoro”. Come il microfono nella mia spia ho anche le impostazioni di ascolto della voce dello zio e devo dire che il volume è talmente glorioso e importante come le sue canzoni, che per una volta tanto non avrò assolutamente l’ansia di non sentirmi. Al momento cena non sappiamo a chi chiedere, dove andare, come e perchè, speravo nella dolce Elisa, ma è scomparsa con Marco Rosso. Per fortuna arriva uno del team che ci direziona in una pizzeria dal menu fisso a 4 km con quella di ribeccarsi tutti per il concerto alle 22.30. Il cameriere con baffo è tranquillo, la pizza meno… non so, dopo pochi minuti dal primo boccone, sarà il freddo, lo stress, l’olio, la voglia di topa, finiamo tutti al bagno con il mal di stomaco… Ritornati all’Officine giovani c’è tutta la squadra ad attenderci, da Gallicchio con chirurga, a Veronica con Iacopo e il resto degli amici, manca il Lega e il Battisti che all’ultimo declassano per ovvie logistiche familiari. Si cresce tutti, peccato che io continuo a fare le stesse cose di 20 anni fa e non so se sia un bene essere paraculi dentro… Tocca a noi, preparo il catering sul palco, Caio è in camerino che si scalda, si ha mezzora di set e decidiamo di togliere “Dormire”, “Al fiume” e “Non prenderli”. “Nero” spacca per bene, l’ascolto è impeccabile dai miei tamburi, alla voce e quando finisce, sono tutti sotto il palco. Dalle espressioni e le facce spesso incuriosite, mi sembra che la cosa stia arrivando in the face ai presenti come un sazio, onesto boomerang di energia, tutti gli aggettivi con i quali di solito descrivo una topa… onesta, sazia… Stiamo suonando bene, ho un plettro durissimo ma, riesco a controllare ugualmente la mia zampa sinistra tutta tranne che da chitarrista. Sono felice, soprattutto per il finale di “Dune” obiettivamente il più bello live dalla storia di questa canzone. Quando finisci una bella performance e senti nell’aria, negli sguardi l’approvazione del pubblico sono i momenti dove nello stress del tour inevitabilmente ti vengono in mente solo logistiche “pretty positive”, tipo l’sms della cugina Chiara, dove racconta che con l’apertura ai Sikitikis allo spazio 211 a Torino il prossimo venerdì, arriverà anche il video di “Risparmio energetico” parandoci totalmente il culo per la mancata giustificata consegna (dopo 3 mesi) di quello di “Non prenderli”. Sento tutti affiatati, squotto il banco merchanda e vendo ben 6 cd con sorpresa automatica di Riccardo, beviamo tutti come dei folli, fumiamo fuori dal locale, conosco una ragazza (a conferma del Gallicchio) identica alla mia ex Chiara sulla quale tra l’altro ho fatto un incubo la notte prima in albergo, ci divertiamo in modo estremo, ma senza mai apparentemente perdere il controllo! Quando parte “Precipito” di Canali, non posso fare altro che buttarmi sotto al palco a pogare; “peccato” che Luca surfista battero aiutato da Alessandro mi lanciano sul palco invitandomi a suonare i tamburi, rilanciandomi dritto in pieni anni 90 a quando si condivideva i palchi con gli Here. La gente urla, l’emozione è tanta e le rullate tutte targate Sub Pop partono istintive senza tante pippe. La serata continua, conosco una ragazza mora veramente topa ovviamente accoppiata e mi prosciugo il bar, annaffiando il tutto con della sky… Quando è il momento di andare e farsi dare il rimborso simbolico di 50€ purtroppo manca all’appello Elisa, quella dello staff dalla quale (su suo consiglio) speravo di farmi accompagnare per recuperare questi benedetti ma importanti soldi. Dunque sono solo al bancone dal solito ragazzo; chiedo 2 birre, gli domando del fantasma di Samuele dicendogli che nel suo sms diceva che non garantiva il rimborso, ma ci si sarebbe organizzati a fine serata. Il barista dice che è tardi, che non può darmeli dalla cassa, che devo sentire Samuele nei prossimi giorni. Insisto perchè lo chiami dato che sono solo 50€, non siamo di Firenze, e sono ormai troppe le volte in questo tour dove con la stessa tecnica (l’arte del delegare) non siamo stati proprio rimborsati… A questo girano le palle come una fighetta, smaschera la barzelletta da localari mostrandomi direttamente il vero sms di Samuele che dice che non c’è rimborso per i ragazzi, solo cena e birre… Insomma same old story… Un altro fulminato più anziano mi viene addosso ripetutamente dicendomi di non toccare il primo quando è solo lui a toccare me… me ne vado infilandomi il dito medio in culo, dandogli dei pezzenti e lanciandogli una transenna del palco addosso… sento urlare qualcuno che vuole uccidermi e io, tutto sommato non vedo l’ora. Grazie a Veronica per il divano stra gradito, Giorgio e ovviamente Enrico di Locusta.