Moses – Napoli
Il risveglio in appartamento da Andrea non è dei più solari! Paolo è ancora scosso dalla scorsa serata e si sfoga ad alta voce al cellulare con qualcuno… io e Matteo Kyuss ci sentiamo un attimo a disagio e comprendiamo che semplicemente Paoletto in sincerità non ha ancora ben messo a fuoco le vere logistiche e le cause di tutte le “tensioni” romane. Dopo una sazia colazione e il caricamento del furgone totalmente in silenzio, spezziamo questa pallosissima tensione grazie al lancio fondamentale del buon Matteo, il quale guidando si confronta con Paolo supportato dal sottoscritto, raggiungendo abbastanza velocemente la fase delle piacevoli scuse del Messere e dunque la sua consapevolezza riguardo alle reali e per fortuna passate dinamiche. Tornato il sorriso collettivo stiamo ovviamente tutti meglio e all’arrivo in centro a Napoli (dopo due ore di sonno in furgone) mi sento abbastanza carico e pieno di buoni propositi! Il capo e vero rocker del locale è proprio Moses: un omone nero mega gigante alla Pulp Fiction dal sorriso costante e dal vibe super relax! A seguire in ordine nel team c’è Marco Promoter e organizzatore del tour che conosco per la prima volta di persona, il fonico Giuseppe (già ex chitarrista dei 24 Grana), il dj Marco vecchia amicizia degli Ulani, il barista Michele e un altro signore tuttofare anziano appassionato di modellismo. Il locale è fatto a tunnel stretti e disposto su svariati piani e il palco decisamente piccolo e situato accanto al box del dj. A disposizione trovo una batteria Gretch molto stilosa e dal suono piacevole, anche se le misure dei tamburi sono particolarmente piccole. Superiamo il check supportati da Marco e Giuseppe e quando subito dopo ci sfondiamo di pizza fatta in casa in un’area imboscata del locale, ci accorgiamo che sono già le 23.30! Caffé veloce al bar (servito già zuccherato di default…) e siamo pronti per partire con un locale particolarmente pieno. La scaletta fila liscia per tutta la prima parte e anche le due volte che il Messere necessita di accordare la chitarra, agisce con l’accordatore in silenzio, permettendoci di improvvisare qualcosa con basso e batteria, in modo da riempire i tempi morti. Il problema però ricomincia quando Paolo cambia chitarra e torna alla Fender, dunque ripartono le solite pause, smorzando l’energia e facendo inevitabilmente calare un pochino la tensione. Il concerto però funziona, suoniamo precisi, compresa l’improvvisazione finale, inizialmente un attimo incasinata per problemi di loop di chitarra. Come al solito finito il gig smonto tutto subito perché la strumentazione non è solo mia e ho la costante paura di dimenticarmi qualcosa, soprattutto a fine serata, magari con un sacco di bibite in corpo. Il dj suona della musica fighissima e la gente in sala reagisce benissimo ballando di brutto. Ci sono decine e decine di ragazze molto carine, provo ad ubriacarmi, ma al bar sono un attimo tirati quanto a free drink. Quando sono le 5 del mattino e ci incamminiamo a piedi per 15 minuti per delle scalette nel centro storico napoletano mi sento morire dalla stanchezza, ma sono più felice del solito!