Officine Indipendenti – Teramo
Giornata di sole splendida. Ore 12 sono operativo, chiamo Edi e Andrea Fanfulla per organizzare il famoso pranzo all’osteria Bonelli in zona Pignattaro e mi infilo in doccia, senza accorgermi che in realtà c’è un altro bagno molto figo direttamente nella camera dove si è collassato. Controllo internet e ringraziamo i ragazzi che ci hanno ospitato, ricordandogli che al Fanfulla troveranno in regalo dei cd de Il Cane. L’appuntamento con tutta la squadra al completo per il caricaggio e partenza per l’Abruzzo è alle 14. Ovviamente alla quarta volta nell’arco di due ore che Andrea dice: “Due minuti e arrivo al Fanfulla” sballa la logistica e mi impone di far slittare l’incontro con tutti alle 15. Il Pierasco riceve delle curiose telefonate di lavoro: sembra ci sia una cliente friulana la quale lo chiama in loop per una casa, peccato che sia convinta di parlare con un’altra agenzia immobiliare… Il pranzo è una bomba: Andrea prende del baccalà, Edi mi sembra delle orecchiette broccoli e guanciale come il sottoscritto e il Pierasco, poi arrivano le fritture di pesce e la coda alla vaccinara, insomma con meno di 15€ a testa mangiamo stra bene, serviti da una cameriera molto carina, insomma le solite cose impensabili in Furlania. Non mi ricordo se in viaggio dormo o scrivo, anzi se non me lo ricordo probabilmente vuol dire che dormo, so che quando arriviamo alle Officine Indipendenti di Teramo sono senza voce, stanco, ma allo stesso tempo pronto a fare il mio lavoro per l’ottava data in nove giorni che sommata ai tre giorni di prove a Pelago, fa un totale di quattordici giorni di festeggiamento consecutivi. Il team dell’Arci spacca, la sensazione è quella della Resistenza a Ferrara, tutti volontari, tutti pronti a festeggiare e lavorare a gratis o a bibite per la causa. Propongo agli Edith di suonare per secondi dato che sono della zona, e mentre mi faccio di insulina e osservo il pizzaiolo della pizzeria di fronte entrare all’Arci consegnando due pizze alla volta e regolarmente seccarsi una birra piccola al volo, mi immagino di essere tornato ad Aviano in pieni anni novanta, tipo Bar della Morte a Marsure. Verso le 23.15 attacchiamo: il set sarà da quaranta minuti; partiamo con “Nero” e con le doppie chitarre accordate e in parte sul palco, perché mi piacerebbe fare anche “Spettri” che al soundcheck non è venuta neppure così male. La gente è incastrata al bancone del bar ma i super Edith fra il pubblico, fighissimi, invitano tutti ad avvicinarsi al palco. Ho l’ampli puntato sui miei polpacci e sinceramente non sento così bene la chitarra, però gli altri dicono che fuori è ottimo, dunque cerco di lasciarmi andare, anche se negli ascolti mi manca pure il basso, distante e dall’altra parte del palco. Andrea battero sta suonando sempre meglio, e in generale (a parte la mia ormai cronica raucedine) non so che pensare, forse per rilassarmi dovrei semplicemente cantare nella mia ottava bassa ormai più che rodata, e dimenticarmi delle urla da gallina strozzata che emetto in pochi e sporadici momenti finti punkrock del set. “Maledizione”, “Nero” e la dolce “Dune” sono i tre brani del concerto dove slitto ai tamburi con Andrea, e devo dire che sono troppo felice che siano aumentati, è una dimensione nella quale ovviamente mi sento decisamente più a mio agio, canto le mie parti, improvvisando quelle ritmiche e facendo del sazio “laboratorio” bonghettaro, ma non fricchettone, con il talentuoso e divertito Andrea Scala. Il concerto degli Edith è bellissimo; devono solo allungare drasticamente le parti dure e tipicamente stoner, che sono stra efficaci. La serata parte con il classico dj set misto karaoke caratterizzato dal fatto che una ragazza molto carina (la quale scopro filare con un 17 enne super simpatico al quale ho dato 26 anni) e altri due scoppiati, decidono di zompare sul palco e cantare con il mio decennale microfono 58 zozzissimo e marcio… guardo la bellissima e nuova cosa bionda arrampicatrice aka Anita e le sparo nell’orecchio: “Cazzo qualcuno potrebbe avvertire quei tre freaks sul palco che quel microfono fino a poche settimane fa è stato usato non solo per virtuosismi anali?”. Beviamo, fumiamo, assistiamo a vari show deliranti e quando giungiamo a piedi e in sette a casa di Anita, morirò sul suo letto in compagnia sua e di altri due cani immensi, come al solito mi sentirò fortunato… ora pago la birra alla proprietaria di questo bar campano, dove sto facendo ufficio da ore, anzi ne prendo un’altra… rock’n’rolla!