Controsenso – Prato
Diciamo che il giovedì off ferrarese con visitina aperitivo dalla Zizza e Manu a Corlo più abbuffata notturna dalla Nena, rimette totalmente in riga il sottoscritto… Ferrara – Prato è un tragitto più che gestibile, infatti topa Nena accetta il nostro invito toscano e zompa in auto, inizialmente con quella di fare da secondo pilota, poi in realtà prende posizione immediatamente e guidando porta tutta la crew fino al Controsenso. A parte il traffico pre pasquale, gran rischio per il ritorno domenicale da Caserta, quando siamo di fronte al solito capannone del Controsenso, troviamo ad accoglierci Ale Gallicchio con Marchetto Lega e le due solite bariste del locale. Non ci sono grandi ansie: siamo in largo anticipo e Leonardo, già fonico e responsabile dell’impianto, si coordina senza problemi con il Lega, facendo risparmiare un sacco di tempo a tutta la squadra. Una volta impostati i suoni e fatti i monitor, l’idea è quella di provare “Alla grande” con una nuova base dove, avendo scritto un nuovo organetto, mi permetterebbe di slittare ai tamburi per tutta la prima parte del brano, prendendo la chitarra solo sul finale. La cosa non funziona molto; ci perdiamo sulla metrica e oltre a farmi riscrivere tutto il testo dalla Elena e scocciarlo sul side di sinistra del palco perché non lo imparerò mai…, decidiamo di farla libera senza basi: dunque solo basso, batteria dub e voce, in pratica la prima mitica versione improvvisata, scoperta per caso al locale del mitico cuoco One love a Porto San Giorgio (FM). L’arrivo di Daniele titolare e il barista piacione coincide con quello delle pizze e di un ulteriore cathering, probabilmente in eccesso e arrivato per errore di comunicazione interna dello staff. Ci sfamiamo, beviamo come si deve e quando sono le 23 (ad un’ora e passa dal concerto), andiamo in un piccolo arci fuori Prato a bere un assolo di spritz Cynar serviti da una guerriera gentilissima sulla cinquantina, purtroppo troppo provata dalla giornatina lavorativa per riuscire a venire ad assistere al concerto. Stiamo in forma, dopo molte sigarette, incontri con un sacco di gente, la nuova coppia Lega e Nena super affiatata, finalmente siamo pronti per incominciare il concerto; chitarre accordate, “Nero” con i tamburi e via. Per essere venerdì c’è meno gente del solito, ma è anche il weekend di Pasqua, unica cosa certa rispetto all’ultimo gig di sabato con Il Mercato, l’atmosfera nel club è molto più tosta e la gente reagisce urlando alle nostre provocazioni da mancato cabaret fra un brano e l’altro. Non vedo molto, beccare gli accordi, soprattutto quello del dodicesimo tasto con i due pallini, è un’impresa e cerco almeno di impegnarmi nel cantare stando attaccato al microfono, come consigliato dal buon Marco prima del concerto. La voce nei monitor si sente molto bene, se potessimo girare sempre in club con queste caratteristiche tecniche, allora avrebbe stra senso avere un fonico, usare delle basi magari pilotate da un software con le tracce divise in modo da poter avere la possibilità di intervenire sui volumi indipendenti l’uno dall’altro, incastrandole maggiormente sulle nostre “corde” voci e tamburi. Sembra che al mio quarto disco solista (considerando Il Cane in inglese Dailit) questa sicurezza, qualità di produzione, non faccia ancora proprio parte del festino, però quando guardo il palco e vedo l’asta con il mio tom, piatto e campana, in alto, epica, posizionata sul tipico bidone in metallo, il palco dallo sfondo nero, mi sembra tutto molto industrial anni 90.”Alla Grande” dub funziona, come la mia voce che forse come un mona tiro decisamente troppo, probabilmente per i due Negroni super “energetici” sul palco. Sono felice, non mi perdo a fare merchandising, anzi regalo più di una copia a Daniele, Leonardo fonico, le due ragazze, Gallicchio e un ragazzo in sala, il quale presenzia preso bene per tutto il concerto di fronte al palco. Ovviamente, come fa notare il buon Pierasco, il quale appena finito il gig smonta e si fa portare in albergo, tutta la gente preferisce stare all’aperto a urlare e fumare… siamo in piena zona industriale, strano ma vero non si ha problemi di schiamazzi notturni, perché non diamo fastidio a nessuno. Marco, gentilissimo, cerca di spiegarmi che vorrebbe togliere questo e quello dalle basi, un po’ come era successo con Il Mercato Nero la volta prima; in modo gentile mi oppongo, perché credo che quello che ho da dire di elettronico, ritmico nelle basi mi piace molto e anche se la band sul palco funziona, non voglio perderlo o sostituirlo. A festino concluso, mentre io, la Nena, Ale Gallicchio e il battero Andrea carichiamo le ultime aste in auto, scopriamo Marco distrutto in un angolino del locale, gli shottini criminali del locale non sono molto salutari e come la roulette russa, ogni tanto qualcuno ci rimane, questo giro è il turno di Marchetto il quale verrà accompagnato a casa dal super Gallicchiolo. Domani Caserta, ovviamente per essere sicuro di essere in forma faccio le 7 del mattino a parlare all’aperto sotto la pioggia con la cucciola Nena, fumare un mondo di inutili sigarette, confrontandoci da amici su temi esistenziali da ubriaconi e non, non dico che siamo seri, ma ogni tanto lo sembriamo pure ah ah! Per fortuna è ricominciato Game of Thrones, viva il nano e che figata che hanno avvelenato quella merda insopportabile del re bambino.