Kandinsky – Perugia
Il concerto-festino di ieri sera a Firenze è stato rimandato perché Veronica è stata ammalata e nessuno è stato in grado organizzarlo a distanza. Siamo comunque passati per il capoluogo toscano sincronizzati appunto con Veronica, Giorgia e decisamente la speciale Anna Sofie, ispezionando (armati di vino rosso) svariati localini lungo l’Arno e sbalorditi da un ritorno a piedi indimenticabile, tutti concentrati su una mini gonna verde fosforescente di proprietà di una dolcissima Martina. Il risveglio non è dei migliori, o meglio la fame è tanta e quando è ora di incrociare Anna che gentilissima ci deve portare a recuperare la macchina carica di strumenti parcheggiata sui colli, la pioggia per strada incomincia a essere una costante rottura di palle. Tra una cosa e l’altra siamo a Perugia verso le 18, becchiamo Daniele, il fonico, guida e amico a una mostra fotografica, e in seguito ci trasferiamo al locale cercando di organizzare gli strumenti sul palco microscopico. Simo, il titolare, è gentile, ma anche un pochino chiuso, non dico diffidente, ma diciamo che non eccede in entusiasmo. Sulle locandine di elio p(e)tri appese all’ingresso c’è scritto che stasera suona Elio Petri e Matteo Dainese, ex Ulan Bator. Decidiamo da questo momento di presentarci come Fellini, Elio Petri e il figlio di Yoko Ono! Lo spazio sul palchetto è una tragedia, optiamo per il set con le spazzole, ma non calcoliamo che l’ampli di chitarra a massimo volume a venti centimetri dal mio hihat non mi aiuta a sentire le basi, la voce o il basso, soprattutto quando nel delirio umanamente Emi perde il giro e ci troviamo a seguirlo tutti! Per fortuna fuori c’è Daniele che conferma che il set spacca e cerchiamo di lasciarci andare fra i guerrieri della notte proiettati sul muro alla mia schiena e un attimo di nervosismo non giustificato del sottoscritto che trovandosi a inchiodare la battera sul palco in pieno set, non apprezza il cincischio di Emi che nuovamente preferisce interagire con il pubblico giustificando la pausa tra un brano e l’altro con il mio cantiere in corso. Ora sono sicuro che il collega e amico la prossima volta parlerà decisamente delle tette di quella di fronte in sala! La sala fumatori del locale è una piccola Amsterdam! Quando io e il Viet siamo pronti a vendere i cd a una coppia di giapponesi nel primo tavolo, ci accorgiamo che molti presenti non hanno seguito il gig e sono completamente disinteressati, dunque la missione vendita diventa in principio frustante poi gradevole dal momento in cui incominciamo a vendere comunque. Credo di essermi già bevuto tre birre da litro, quando arriva la vodka e sappiamo che possiamo mollare il backline al locale, e allora l’eccitazione misto ciclone diventano assoluti. C. è una ragazza molto carina (gira voce se la sia filata pure Dente, beato lui…) che distrae l’ormone in sala e al calcetto in modo improbabile. Daniele è veramente il nostro guru, ci carica in macchina e ci porta all’Urban stra-sold out e oltre a farci entrare e bere a gratis, ci presenta uno dei titolari, mentre il Matteino si impone la missione di fare ballare un Viet assolutamente restio alla cosa. Seguono orge di brioche alla crema, panini e birra in una pasticceria decisamente economica e piena di scoppiati, e un arrivo nel nido Rotella con vista su un belvedere vicino a degli immensi gazebo da matrimonio che il Matteino con cane in braccio commenterà: “Buone queste tendine da festino…”. Grazie a
Daniele, ai sui due Cani e agli splendidi otto gatti che per sbaglio all’alba farò entrare in casa.