Festa di Liberazione, Stienta – Rovigo
Si riparte, forse l’ultimo concerto del Cane prima di un disco nuovo (già masterizzato lo scorso novembre). Sinceramente non è un periodo fortunatissimo; la tecnologia coordinata con il caldo, la memoria, i miei umori discutibili e la mia plateale poca cura di tutto quello che mi gira fuori e dentro, ha deciso di lasciarmi fottendomi nelle ultime ore sia la scheda audio che le valvole del Twin Fender di Fabio. La mancanza della prima mette in discussione le registrazioni della pre-produzione del nuovo disco degli elio p(e)tri ormai in fine di scrittura prima delle riprese perugine vere e proprie di agosto, mentre le valvole in tilt del secondo (Pierascador dice che vanno comunque cambiate regolarmente una volta all’anno) semplicemente evidenzia un sazio e ulteriore problema economico completamente incompatibile con la mia momentanea misera paga da cameriere nel weekend! Dopo questo intro di lamentele del piffero (non me l’ha prescritto il dottore di fare questa vita), devo dire che il resto di questa giornata è piena di elementi positivi. Il problema dell’alloggio mancato viene risolto immediatamente con una splendida tenda per tre del Caius piazzata al di sotto di uno degli immensi e svariati tendoni della Festa di Liberazione di Stienta. L’ampli sostituito per il gig con l’Orange di Diego, giovane e impeccabile chitarrista-cantante dei Nu Bohemien e neo postino da questa mattina, la scheda audio con quella del Pierascador, la mia memoria con quella di questo Mac nuovo di pacca ma già zozzo da fare schifo, la solita bottiglia Moskovskaya con una di Gordon’s della Coop locale… Ora sono in stazione a Pordenone, è da mezzogiorno che aspetto il prossimo treno disponibile (delle 13.27) per Udine, come al solito gli altri mi hanno lasciato senza vedere gli orari e per fortuna riesco ad investire questo stallo del cazzo scrivendo questo blog prima di dimenticarmi tutto come al mio solito. Ma torniamo a ieri sul palco durante il soundcheck post due orette di viaggio senza acqua e un caldo fotonico; Caio picchia sui tamburi come un animale ed è molto difficile sentire in modo umano; alzando un ampli in prestito il suono è più che saturo, non riesco a capire la differenza fra una nota e l’altra e Andrea è talmente alto con il basso nell’impianto che siamo tutti convinti di averlo anche nelle spie. Non siamo molto professionali, non riusciamo a chiedere quello che ci serve nei monitor e quando scendiamo dal palco ci sentiamo tutto tranne che sicuri di noi stessi. Ma siamo rodati e lo stato d’animo cambia a cena post soundcheck dei Nu Bohemien, di fronte a delle pizze con loro, Mike fonico, la ragazza di Diego, Olga organizzatrice con il fratello e la sorella, un litro di rosso, degli zuccheri impeccabili e la voglia di rilassarci a panza piena in modo da affrontare le disgrazie tecniche on stage in modo costruttivo. Dopo aver avvitato la cassa della battera sui piedini laterali e non come in principio al centro rischiando di rompere il cerchio in acero e averla riempita di maglie a modino, il suono è decisamente migliore! Il battero della giovane band molto Zen Circus non picchia molto ma il suono nel complesso è piacevole e siamo in una ventina a gustarcelo sotto il palco. Le loro canzoni sono efficaci come i loro testi immediati e ad ogni verso trovo il tempo per sorridere scambiandomi birre piccole con il metallaro alla mia sinistra. Sono arrivati anche metà dei Don Vito: Viviana e Fede con donne, manca comunque il Fusa che probabilmente è in Sardegna a registrare. Loro sono un ottimo stimolo per fare un bel concerto. Siamo sul palco, al volo dichiaro al microfono che dopo “Nero” e “Mercoledì” la scaletta la deciderà Caius, abbasso la chitarra nell’ampli imparando la lezione del check, ma la perdo completamente nei monitor non ritrovandola mai più per tutto il resto dello show. Il mood è figo, ogni brano spiego i testi dei brani come la scorsa settimana in Galera da Manu, i presenti ridono, li sento decisamente più coinvolti e mi emoziono anche quando ci ribaltiamo sulla base di “Male al dente”. Le nuove “Risparmio energetico”, “Il sole di mio padre” e “Raderla al suolo” vengono particolarmente meglio che nelle prove, una cosa comunque è certa, con un battero come Caio andiamo dove vogliamo infatti sarà il commento più gettonato della serata. Vendiamo dei dischi con la solita tecnica dell’omino delle rose, quando elemosino dindi in onore di un’offerta simbolica. Parte pure una partita a calcetto, dove in principio mi spaccio per portiere (era dalle medie che non ne facevo una) interrotta per gli inevitabili schiamazzi da una vicina, seguita dal gin, le birre, delle pizzette appena sfornate all’alba buttate al centro da quello con la maglietta dei NIN che si lamenta dei miei insistenti apprezzamenti al culo della sua ragazza, un collasso in tenda di poche ma importantissime ore di sonno prima di un weekend in ristorante e un leggero senso di frustrazione per la nostra mancata partecipazione al festival della nostra etichetta previsto per il prossimo sabato in casa a Villa Manin! Vorrà dire che lavorerò come nelle prossime e ormai vicinissime ore, prossima stazione Codroipo!