matteite

Audiopaint

Borderline festival – Casa del popolo – Ponticelli (BO)

La vita è proprio come un boomerang, spesso curioso e imprevedibile. Dopo un’estate in sordina su questo blog, perché caratterizzata da pochi concerti e, invece, da una totale full immersion in vari studi di registrazione per il missaggio degli Alba Caduca, le riprese del nuovo disco degli Ulan Bator, il quarto cd de Il Cane, l’ep di Luca di Catania, quello di Lalla Alfabox e le registrazioni di varie batterie su commissione, di recente questo sito è stato pure totalmente offline, per un problema burocratico di dominio. Per mia fortuna, dopo i contro emotivi e tecnici, ci sono i pro a farmi persistere e non gettare la spugna continuando ad aggiornare questi blog dopo otto anni di “festino”. In hit parade troviamo inevitabilmente la mia editor, fan e amica Elisa Russo, i miei amici più affezionati, come quelli più curiosi, e soprattutto la mia memoria totalmente discutibile. Ogni tanto mi spavento, ma quando (anche di recente) mi sono trovato a parlare di un viaggio a New York con Manu e la Zizza, scoprendo poi su questi diari che durante la chiacchierata sbagliavo di anni la data (e non di mesi), ho capito il potenziale personale di questa “documentazione” e anche l’utilità pratica e rock’n’rolla di condividerla online. Torniamo a questa nuova giornatina molto punk; gli amici del collettivo della Resistenza di Ferrara sono arrivati finalmente alla seconda edizione del Borderline festival, meeting di etichette indipendenti, questo giro alla casa del popolo di Ponticelli in provincia di Bologna. La giornatina post festino Legnaghese con Maddy, Giuggiola e Fede, incomincia per il sottoscritto e la principessa Maddy la mattina presto, prendendo al volo un treno da Legnago a Monselice, esclusivamente grazie ad un super passaggio della sorella di Maddy! Mentre in stazione a Monselice aspettiamo l’arrivo da Pordenone del guerriero Giulio, alla guida del super furgone bianco tre posti, Il Cane entra ed esce dal bagno per una mezza rivoluzione intestinale, mentre la Maddy (in assetto Maria Teresa di Calcutta) tiene compagnia a una dolcissima signora ultra ottantenne, però forse un pochino troppo sola. Il piano di battaglia prevede il nostro arrivo al festival attorno al primo pomeriggio, in modo da poter montare con calma tutto il pannello e la struttura più che delicata e complessa di Giulio. Al di là della stanchezza mostruosa, non mi sento per niente bene, solo una volta di ritorno in nottata a Udine scoprirò di avere pure la febbre. Così, rimando il fatto di indossare le lenti con quella di farmi una sazia pennichella in furgone a porte aperte, sotto un sole devastante e un’afa niente male, assistito dalle visite discrete dei vari amici e conoscenti del collettivo, i quali a rate passano a osservare Il Cane collassato in parcheggio. Al risveglio da vedente mi sento sicuramente più carico, ma assolutamente non come il solito; monto il banchetto merchandising e giro i vari stand, bar, cessi, casse per salutare come si deve tutti gli speciali resistenti, incrociando a sorpresa pure Manù e Cristina del Fanfulla in trasferta da Roma. Cerco di ubriacare una parte specifica del mio cranio (non chiedetemi quale…) in modo da riuscire da una parte a entrare in sintonia con il supereroe Giulio (da ore in training autogeno in zona palco) e dall’altra a lasciarmi andare durante la performance, spero sempre più speciale. Il primo gruppo dal battero super generoso (non ricordo il nome) sono concretamente amici del collettivo, e radunano tutti i presenti sotto il palco per la felicità del guerriero Fede Viola al mixer scortato da Alessio anarchico e Andreino. Quando è il nostro momento, siamo armati solo della luce del giorno, dei pennelli e suoni di Giulio e dei tamburi e delle campane moleste e da liceali de Il Cane. Giulio è un talento, la prossima settimana dovrebbe pure finire in tv a un talent show; io ascolto la sua musica e costruisco beat in diretta, anche se mi piacerebbe molto seguire meglio i disegni, ma solo questa sera capisco veramente che per l’efficacia della performance è meglio che il sottoscritto si assuma solo la responsabilità “sonora” rispedendola in diretta al mittente Giulio, invece che perdersi, osservando le sue splendide creature demoniache. Durante il finale meno epico del solito, non posso fare a meno di leggere dal palco (grazie lenti), un cartello dallo slogan: “Tirate, ragazzini, sassate contro i preti. Io tifo per voi…” mentre Giulio (sporco di sangue) disegna un simbolo della pace e l’Euge si emoziona circondata da tutta la truppa. La serata prosegue con un sacco di gruppi tutti un attimo influenzati dai Sonic Youth fine anni 80, forse vanno tutti dallo stesso specifico pusher, una partita a calcetto con Frezza e (dopo anni) metà dei Cut, una cena veloce e un viaggio relax in furgone Ponticelli – Udine , arricchito da una Maddy annientata sulla mia coscia anoressica e una splendida e sentita chiacchierata con Giulio, sui nostri percorsi lavorativi (e non solo) degli ultimi venti anni. È bello scoprirsi anche così, non necessariamente esclusivamente da sbronzi, non sarà né la prima né l’ultima volta spero. Grazie Nena.