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Diario

Blessed Child Opera

Anxur Festival – La Scuderia – Terracina

Non è un periodo per niente facile per la Matteite e al di là del “Boomerang” d’impegni e il fatto che non sia una donna e non riesca a fare più cose allo stesso momento (scusate se sfrutto troppo spesso questa scusa), ora come ora il mio umore, come la mia comprensione o tolleranza nei confronti del prossimo, sono totalmente discutibili. Giovedì mattina alle cinque prendo il solito treno con cambio a Roma Termini e per le 17.30 sono a Pescia Romana allo studio di Paolo e Matteo. Durante il tragitto riesco pure a sfamarmi in modo più che dignitoso, grazie ad una squisita pizza rustica preparata con cura dalle zie romane Chicchi e Pia. Dopo la cena alla residenza del Porcastro, siamo molto stanchi e dunque un attimo preoccupati (ma comunque consapevoli), decidiamo – più che lavativi – di non provare il set, partendo la mattina seguente con la Mercedes molto da zingari del buon Messere. Prima di prelevare Enrico (fresco dalla consegna della tesi a Bologna), a una quarantina di km dalla Scuderia di Terracina, la splendida auto d’epoca di Paolo inizia a singhiozzare, costringendo i BCO a fermarsi da un meccanico, per fortuna ancora aperto alle sette di sera. All’officina, oltre alle solite e tipiche foto di donne nude appese fra le chiavi inglesi, la radio a manetta, le sigarette, la polvere, la birra in plastica del Discount mixate al panico collettivo per la paura di rimanere a piedi, troviamo due meccanici giovani e molto disponibili, i quali (dopo un’ora di lavoro) ci risolvono in parte, in modo provvisorio ma soprattutto gratis, uno delle decine di problemi del mezzo. Questo gesto, quest’altruismo così raro ad es. in Friuli, inevitabilmente m’incuriosisce molto, penso alle solite e svariate differenze culturali che regolarmente incrocio in giro per questa “grande” Penisola. La scuderia di Terracina è immensa e Francesco del festival (amico storico di Paolo) ci spiega che per anni è stata una residenza del Papa e la sala del concerto è appunto l’ex scuderia dei cavalli. Al check troviamo un’organizzazione di ragazzi giovani e concentrati, tra cui anche due fotografe e il fonico già batterista di un gruppo reggae della zona, prodotto dal guerriero friulano Baldini. La novità è che al sound check mi accorgo di aver rotto la presa delle cuffie del mio portatile; per culo Matteo ha con sé la sua schedina audio via Usb, risolvendo momentaneamente il problema, ma sbattendomi la cruda realtà in faccia: il mio rapporto o meglio la mia poca attenzione nei confronti della mia tecnologia, sta degenerando di anno in anno. Mangiamo delle super pizze, beviamo amari (il mio allungato con acqua minerale e vino), fumiamo al bar della pizzeria perché dotato di aspiratori, e verso le 11 a locale discretamente pieno, ci lanciamo nella mischia incominciando lo show. Il suono rimbomba molto, il palco è concretamente grande e per fortuna gli ascolti on stage sono piacevoli, anche se stupidamente mi dimentico di far spostare l’ampli valvolare di Paolo, posizionato fra la batteria e quello di basso. La verità è una sola: anche se facciamo un concerto professionale, il fatto di non aver fatto due scalette di ripasso, impedisce al team di lasciarsi andare completamente, innervosendomi non poco, soprattutto a fine gig in camerino, quando con poca grazia, ricatto il Messere sottolineando che alla prossima pronuncia errata del nome della band dal palco, non mi presenterò più a lavorare per lui. La serata dovrebbe proseguire a un pub sulla rocca sopra la scuderia per il compleanno di uno dello staff, purtroppo vuoto, ma quando scendiamo a “valle”, a sorpresa ne troviamo altri due decisamente fighi, pieni di gente e di bibite; anche se è venerdì sera, abbiamo tutti voglia e sentiamo comunque il bisogno di discutere sulle logistiche del tour, non avere peli sulla lingua, confrontarci per far crescere il progetto… fare il turnista è una cosa che faccio veramente di rado, a lungo andare e per i pochi soldi che girano, se hai un minimo di amor proprio e ami la musica, o cerchi di crescere o credo sia meglio proseguire per direzioni diverse, risparmiando un sacco di energia e di tempo. Sul balcone dell’albergo stiloso in bassa stagione, fumando e bevendo come dei cretini, con le piscine immense modello video Lady Gaga sotto i piedi, Enrico mi fa notare che siamo sul mare; io da buon orbo non riesco a metterlo a fuoco al di là delle piscine e a dire il vero non so neppure dove sia posizionata Terracina sulla mappa, se siamo sull’Adriatico? sul Tirreno? Quando l’arcano viene svelato e scopro che stiamo facendo festino sulla stessa costa di Viareggio e dunque del mio vecchio amico e compagno di scorribande Battisti, mi sento ancora più mona, ma forse più felice!

Blessed Child Opera

Loop – Perugia

Finalmente si riparte per Perugia. Paolo ha la febbre e inevitabilmente penso al fatto che il giorno prima di partire ho fatto il vaccino antifluenzale! All’arrivo in città i vari iPhone si scaricano e perdiamo un attimo di tempo a chiedere ai passanti le indicazioni per arrivare al Loop totalmente arroccato in centro storico. Simona come i due fonici (stra alla mano), sono un attimo provati dalla precedente serata, dunque mentre organizziamo il soundcheck ci concentriamo stando distanti dalle bibite fino alla cena, a base di insalata di pollo e salumi di ogni forma e colore. I problemi con il vicinato del Loop sono famosi, dunque quando sono le 23.30 e il locale incomincia a riempirsi, diamo inizio alle danze sperando di non essere interrotti. Probabilmente ce la chiamiamo da soli, perchè dal terzo brano i fonici mi fanno segno di suonare più piano e attorno al settimo brano è ufficiale che la polizia sia alla porta. Non terminiamo neppure il set, e anche se con grande dispiacere Daniele dei Rust è incastrato in città e non riesce a salire perchè senza mezzo, incominciamo a pianificare il festino in arrivo. Paolo, Manu e Mat decidono di ripartire per Pescia Romana, mentre io ed Enrico siamo appunto vincolati dai treni di domani mattina per Ferrara e Bologna. La casa dove ci si appoggia per dormire è a pochi metri dal Kandinsky, altro locale stra conosciuto e vissuto in passato. L’idea sarebbe quella di giocare tutti a biliardino, ma diciamo che il bancone fornito di Guinnes prende il sopravvento e ci troviamo a bere con i due fonici, Simona, l’altra titolare, e una fanciulla stra carina e simpatica alla quale lancio il soprannome di “piccola cosa bionda” scortata dal ragazzo dai pantaloni strappati esattamente all’altezza del pacco… È il secondo “post concerto” di fila che passo in compagnia del mio nuovo collega e bassista abruzzese Enrico e devo dire che è una splendida e gradita sorpresa perché il nostro è un altro guerriero professionista grande amante delle ore piccole… di notte leoni, di giorno… buongiorno…

Blessed Child Opera

Ex Asilo – Avellino

L’appuntamento è per le 12.30 al locale; ad attenderci l’invincibile Sossio: io ed Enrico arriviamo scortati da Simona, mentre Paolo, Mat e Manuela dovrebbero arrivare con Daniele. Enrico e Simona aspettano di spedire un pacco nelle poste di fronte al locale, mentre il sottoscritto salta la colazione passando direttamente all’aperitivo a base di birra ghiacciata offerta nuovamente dal buon Sossio fedele compagno di merende! Il resto dei Bco è in ritardo, quando chiudo una data per Il Cane per marzo proposta da Sossio, iniziano ad entrare tutta una serie di personaggi curiosi direttamente da un centro igiene mentale nelle vicinanze: infatti ogni venerdì Sossio mette a loro disposizione la cucina del Jarmush per imparare a cucinare. A sorpresa arriva anche un piatto di gnocchi che declasso perchè confido nel pranzo della band, peccato che putroppo arriverà appena alle 3 del pomeriggio… La vita on the road è sempre un casino, le variabili sono troppe, e forse dopo 20 anni che mi ostino in questa missione, mi rendo conto di aver seguito una scuola molto rigida e dunque di essere poco tollerante dal momento in cui le logistiche non vengono rispettate o messe in discussione gratuitamente. Ma in questo progetto il mio coinvolgimento al momento è totalmente lavorativo, dunque finché mi sta bene la paga tutto prosegue. Il teatro di Avellino è una struttura nuova molto grande, dall’impianto abbastanza modesto, ma gestito dal mitico e dolcissimo Luigi Mic del Revolution, il quale non vedo da una data de Il Moro e il quasi biondo del 2010. Accordata la battera, insonorizzata la cassa con il sacco dei miei vestiti sporchi, e affrontato il soundcheck come si deve, in largo anticipo ci dirigiamo a mangiare nella sede dei ragazzi dell’organizzazione del concerto. È un negozio accogliente, molto curato nei dettagli, ricco di libri, dischi, mi ricorda vagamente una galleria. E quando siamo seduti a tavola bevendo del Cannonau sardo mi rilasso assaggiando la pasta appena cucinata da Bianca e guardando le varie foto di colleghi scattate dal buon Paolo. Durante l’attesa pre concerto ci dividiamo con quella di trovarsi più tardi al locale: il Messere prosegue con l’ex battero dei Silken Barb, mentre il resto della squadra decide di entrare in un bar in chiusura per un caffé ed un amaro dolcissimo! Il concerto funziona particolarmente, possiamo fare un gran casino, crescere con le dinamiche in modo importante senza ansie di rimbombi noise! Anche se tutti i presenti sono seduti e sembra tutto molto formale, anche questa sera il pubblico è assolutamente caldo e canzone dopo canzone l’entusiasmo in sala cresce in modo stra figo. Appena finita la performance, smonto tutto in fretta e furia aiutando anche Luigi a caricare il furgone, con quella di schizzare a bere in un bar in centro a poche centinaia di metri. La tappa di strada a casa di Maria e il suo ragazzo per lasciare Paolo, Manuela e Matteo è obbligatoria come l’orgia di birre e vodka Belvedere al bancone del Why Not, gestito da due fratelli molto speciali e gentili. Mi sembra il testo de “La solitudine…” dentro e fuori dal bagno, sopra e sotto i tavoli… è ora di chiudere! Diciamo che Enrico è un attimo intollerante alla vodka e pure sfortunato, perchè al rientro all’appartamento scopriamo che il Messere gli ha rubato il posto letto, perchè spaventato dall’energia della prima camera messa a sua disposizione… festino… that’s it!

Blessed Child Opera

Jarmush – Caserta

Si riparte con i Blessed Child Opera di Paoletto Messere. L’appuntamento per i due giorni di prove è al solito studio del porcastro di Pescia Romana. La soluzione più comoda è quella di prendere un treno diretto da Udine per Roma alle 6.45 del mattino, arrivare a Termini al binario 2, raggiungere con tre borse mega giganti il binario 28 e saltare al volo su un regionale per Montalto. Paolo e Matteo, più la sua dolce fanciulla Manuela, mi aspettano al bar della stazione, dove un omone dietro al banco invita il Messere ad acquistare il quotidiano se ha intenzione di leggerlo. Nel tardo pomeriggio si completa la nuova line up della band con l’arrivo di Enrico il quale, (sostituendo Matteo al basso), determinerà la grande novità del live: niente più chitarre nelle basi, bensì due vere dal vivo. Post prove decisamente molto stanchi, moriamo cercando di aprire le solite bottiglie di vino sparse per la location; putroppo sono tutte scadute e ci “consoliamo” aiutando Matteo ad esportare delle tracce con pro tools per una band locale. Al risveglio ci organizziamo e schizziamo a fare una spesa importante, ricca anche di una cassa di birra e vino. Le ore a provare il set volano, come la sera a giocare a scala quaranta, a quel punto armati solo di orgie di vino rosso, dato che la birra è nuovamente finita. È giovedi mattina; dopo l’ultima scaletta di ripasso, verso le due si ha la conferma che possiamo portare anche Manuela, perchè il Tetris degli strumenti ci permette di ottenere ben 5 posti liberi nella multipla di Matteo. Sulla via del Jarmush di Caserta (come le scorse date) ci fermiamo a Fondi a ritirare un ampli e lasciare un’altra testata da rivalvolare. Sossio (detto S.O.S) del Jarmush, oltre ad avere la stessa età di Paolo, gestire questo locale da più di 10 anni ed essere una persona speciale e molto disponibile, assomiglia in modo incredibile a Max degli Alba. Al team super gentile dello staff si aggiungono Daniele barbuto e Simona, la quale a fine serata ospiterà (come previsto) il sottoscritto ed Enrico. La cena è buonissima, come l’ospitalità e la generosità riguardo alle bibite. Verso le 23 il locale è pieno di gente seduta ai tavolini, e anche se la situazione mi sembra un attimo composta, a sorpresa (fin dal primo brano) il pubblico reagisce entusiasta e incuriosito dal set! Stiamo suonando bene, anche se ogni tanto parte qualche loop di chitarra fuori tempo di Paolo, il quale si ostina a metterci in pericolo complicando un set già ricco di chitarre. Il nuovo acquisto al basso Enrico (come Matteo in realtà è un chitarrista) compie il suo dovere in modo egregio e per essere la prima dal vivo, appare decisamente rilassato e concentrato. La serata parte molto bene, conosciamo un bel po’ di gente simpatica, ma il top inevitabilmente lo raggiungiamo con l’aumentare delle bibite ingerite al bancone, dove a sorpresa partono delle super chiacchierate con Daniele barista e con Mor (ragazzo senegalese) entrambi ancora scossi da un Friuli doc al quale hanno partecipato molti anni prima… Sono decisamente su di giri e sulla via di casa di Simona in macchina non faccio altro che parlare, sono in piena Matteite e Simona ed Enrico non sanno che basterebbe darmi un sazio colpo in testa per farmi stare zitto e dormire definitivamente eh eh…

Blessed Child Opera (+ Chokebore)

Freakout – Bologna

Dopo la super piacevole domenica di stallo a Pescia Romana contraddistinta da un’orgia di vino e partite a scala quaranta con Matteo, il primo pomeriggio del lunedì riesco a farmi prescrivere dell’insulina da una guardia medica locale, rifornirmene in farmacia e schizzare in autostrada con i miei nuovi simpatici colleghi, per la quarta data di questo primo tour. Come previsto di strada ci si ferma a casa del Lega a Firenze per prelevare tutti i pre e i microfoni prestati per le registrazioni di Pelago dai generosi Davide Moscow ed Ema vicino. L’emozione nel rivedere i Chokebore e condividere nuovamente il palco con loro dopo più di 15 anni è altissima. Il cocktail di ricordi misto un pochino di rimpianto perchè nessuno dei Jitterbugs sarà presente allo show, mi spara un attimo in un mood malinconico che per fortuna però farò saltare immediatamente e in modo drastico dal primo abbraccio con John, Troy, James, Cristian e il fonico dei Burning Heads. È lunedì, e dopo il soundcheck collettivo, una pasta e delle birre, speriamo vivamente che qualcuno abbia voglia di pagare tessera e ticket di entrata. Per fortuna siamo a Bologna e il locale si riempie, credo sopratutto grazie al pubblico della prima band locale super punk ed energetica. Quando è il turno dei BCO, salendo sul palco mi sento concretamente più sicuro delle altre date; siamo tutti e tre evidentemente più consapevoli del grosso lavoro e degli errori fatti assieme nei precedenti gigs, e dunque per la prima volta ci lasciamo andare tutti, concentrati ma visibilmente sereni, e probabilmente ancora più scuri dentro, ma questa è l’anima del rock’n’roll! I complimenti dei Chokebore non mancano, come le casse di birra durante tutto il loro splendido e nirvaniano concerto. Siamo tutti a dormire nell’appartamento di uno degli organizzatori a pochi minuti dal locale; Paolo e Matteo preferiscono ripartire per Pescia Romana, sono sobri e viaggiare per 4 ore di notte senza traffico per poi risvegliarsi già operativi nei loro letti, è un ottimo goal! Quello del Matteino è invece arrivare dalla Nena a Ferrara via treno con le 4 borse piene di strumenti. Dunque (siccome sono una persona “responsabile”) faccio le 6 del mattino sul balcone dell’appartamento con John e Cristian Choky ridendo per ore; più parliamo e più mi sembra di averli incontrati il giorno prima… 15 anni diventano una barzelletta, scompaiono del tutto (a parte i capelli bianchi), mi sembra uno script per una puntata di Fringe, in realtà sappiamo bene che la vera causa di questi giochetti spazio temporali è semplicemente la sinergia fra birra ed emozioni varie, quella che per l’unica mezzora di sonno su un materasso, mi sparerà dritto in ipoglicemia senza neppure essermi fatto di insulina, prima del tassativo risveglio delle 9, perchè i Choky proseguendo per Ginevra faranno scendere il Cane dal loro tour bus, salutandolo in stazione dei treni a Bologna. Grazie Mamma.