Il Mercato Nero
Land of Sound – GaMeC – Bergamo
Anche se questo cavolo d’inverno non vuole proprio finire… per fortuna le tensioni mollano un po’ la presa, anticipando l’arrivo dell’estate che ogni anno dovrebbe essere quella più calda e più umida della storia. Le logistiche per il lavoro sul disco dei Muleta, quello de Il Cane e le date de Il Mercato Nero, sommate ad altri lavori non solo di editing, sono in continuo sviluppo e ogni tanto arrivano i colpi di fortuna che permettono di “rilassarsi” un secondo. Questo nuovo e ben pagato happening de Il Mercato Nero alla GAMeC (Galleria d’arte Moderna e Contemporanea) di Bergamo, è un esempio decisamente efficace. Il tutto nasce ad aprile quando Andrea del progetto Centaurea (dopo l’esperienza bergamasca del 2011 con Il Moro e il quasi Biondo) ci invita per questa nuova performance. Il Moro è off per un pochino, rilancio con Il Mercato Nero e grazie ad un’idea di performance totalmente minimalista proposta all’ultimo dal buon Egle, per la prima volta mi ritrovo a salire su un treno per Bergamo con il Fabbro, senza schede audio, tamburi…comodamente un mac, delle cuffie, un paio di ricambi e la mia solita farmacia portatile! L’appuntamento è in stazione a Bergamo per le 17.00, Egle arriva con la sua mitica Fiat Tipo da Brescia dove sta registrando il nuovo disco dei Massimo Volume, io e il Fabbro da Udine. Sperare di non avere ritardi con tre cambi è da ingenui, infatti solo per pochi minuti manchiamo inevitabilmente l’ultimo a Treviglio, ma ne vale decisamente la pena, rispetto a passare per Brescia o Milano il viaggio dura un’ora in più, ma risparmiamo ben 25€ a cranio. In stazione ci aspetta la new entry stra alla mano Roberto, il quale ci guida fino alle porte di città alta con uno scooter enorme, da lì in poi tocca farla a piedi con gli strumenti perchè non siamo residenti. Il destino è preciso, e appena ci incamminiamo in salita con amplificatori, chitarre, borse… inizia a diluviare in modo devastante per poi smettere esattamente alle porte del solito ufficio di tre piani dei ragazzi. Nell’ultima stanza del piano più basso (all’interno di un ex caveau di una banca) c’è un piccolo ampli da basso e una batteria Soprano (prestata per l’occasione direttamente dai produttori della zona) con una cassa tipo banda molto stretta ma altissima, non credo di averne mai viste di quelle dimensioni. Mentre Andrea e compagna schizzano a fare le spese e seguire 1000 commissioni, montiamo e iniziamo a provare documentati e filmati dal Roberto, assolutamente discreto e dunque dei nostri. Tutto gira attorno a dei giri arpeggiati di Egle, spesso in 3 o “luppati” con il delay, io e Manu cerchiamo di creare un groove ipnotico, minimalista, cercando il più possibile di uscire da certi clichè post rock. Egle registra tutto con un piccolo registratore portatile che assomiglia ad un telefonino, tutti ci segniamo delle indicazioni provvisorie sui dei quaderni e quando siamo a cena si ha già 4 o 5 idee molto diverse in cantiere. Dopo un bel po’ di Moretti, una pasta con il sugo già pronto e una serie di Cynar e vino bianco al circoletto di città alta, senza pensarci due volte, ci addormentiamo su un matrimoniale e un puff di Fantozzi al secondo piano. È il gran giorno: passiamo la mattinata e metà pomeriggio a buttare giù nuove idee e ripassare tutto il set coordinati da un Egle molto concentrato e perfettamente integrato nel suo ruolo di capitano di bordo. L’unico vero “neo” del covo dei ragazzi è che (oltre a non esserci internet) purtroppo non c’è campo per i telefonini, dunque quando ci avviamo verso la Galleria a città bassa incomincio a ricevere sms e chiamate di ogni forma e colore, tra cui quella di un corriere, il quale in teoria dovrebbe recapitare a Udine tutta la mia importante collezione di dischi da 8 anni in stand by a casa di Colin a Newcastle. Al giardino interno della GAMeC siamo tutti fermi perchè aspettiamo l’ampli di basso in prestito dal Collettivo Res (l’altra band jazz della serata) composta da tipo 13 elementi. Investo le ore andando a fare la spesa con Roberto e comprando anche delle bottiglie di vino per rilassare la squadra. Siamo totalmente a rischio pioggia, mentre arriva del pubblico per l’inaugurazione della mostra, proviamo a fare un line check al volo; siamo chiusi dentro ad una stanza a vetrate, molto simile ad una vetrina di un negozio, in pratica la gente ci vedrà da fuori, sentendoci principalmente dalle casse dell’impianto. Durante la prova di un brano ci sono delle tensioni; il brano è in 6 e sembra che suoni diverso, proviamo a riascoltare la registrazione della prova, ma si sente solo battera e qualcosa non torna. Egle propone di farlo in 4 risolvendo il dilemma, forse un attimo ingigantito dallo stress della prima. A rate arrivano la Sandre dal lago di Garda e a sorpresa la dolce Sara Kuku da Brescia. Durante l’esecuzione arriva anche il pubblico, peccato che il fonico si dimentichi di girare le casse verso quest’ultimo… Mi sembrano tutti molti contenti, in fretta e furia carichiamo la macchina e salutiamo Andrea (il quale come deciso ha già pagato il tesoriere Egle), la sua principessa, suo padre Daniele super cool e Roberto, perchè giustamente Egle ci deve portare a prendere un treno a Verona per essere sicuri di arrivare a Pordenone entro le 10 del mattino per le famigerate riprese del video di “Esche Vive”.