matteite

Diario

Il Cane + (Muleta, The Great Northen x, Nu Bohemien, Restless Y. Flowers)

Chinaski in Factory – Sermide (MN)

Ore 9.45 del mattino, Ostello, la donna delle pulizie non bussa neppure, entra direttamente in camera dicendo che in 15 minuti bisogna lasciare la stanza libera, potevo essere nudo o a masturbarmi in mezzo alla stanza o in ritiro spituale… è uguale, lei entra e segna il territorio… viva la privacy. La fame è molta come il bisogno di “asciugare”; scopriamo una Pam, compriamo 3 etti di salumi, del pane fresco e ci sediamo in mezzo ad un parco (in pieno mercatino dell’usato) a banchettare con delle anatre molto “curiose”… Verso le 11 (come previsto) chiamo da una caffetteria Francesco, il quale ci invita gentilmente da lui a 15 km a mangiare ulteriormente delle squisite piadine. Risolto per strada il problema metano, le successive 2 ore in sua compagnia sono molto rilassanti; oltre a sfamarci, a farmi assaggiare dell’ottimo vino bianco, con classe parte un suo mini live acustico in cucina chitarra e voce, condividendo così il suo talento anche con gli ignari Pierascador e Caio. C’è una giornata di sole primaverile pazzesca, mentre seduto davanti nella Multipla scrivo questi blog affiancando alla guida Caio, in autogrill il battero driver riesce a farsi fregare i Rayban da 200€ della sorella, da un tizio (a detta dell’ex proprietario…) nanerottolo, con gli occhietti da furbetto, che non vedeva l’ora di fargli il festino… segue un assolo di sfoghi, insulti, urla per tutto il resto del tragitto, che per fortuna non farà altro che far morire dalle risate tutto il team al completo. Il Chinaski in Factory è un bellissimo locale, all’appuntamento troviamo Marcello (uno dei due fratelli e titolari) Samu fonico ex Natural Ferrara, Anna e uno staff in cucina molto operativo, perchè il piano superiore è stato prenotato per una festa di laurea. L’idea di questo micro festival, tra l’altro inserito all’ultimo a nostra insaputa nella rassegna “maledetta primavera” di Rock.it, è nata la scorsa data al Chinaski da me con Marcello e la Ceska al bancone. È da troppo che non divido il palco con gli ex Flapposi di Montagnana (PD) e l’idea di linkarli ai Muleta e poi Nu Bohemien e Ceska sembra un inno alla sinergia! All’arrivo ci siamo un po’ tutti, dopo poco devo subito pregare Marcello di non usarmi come tramite con tutte le band altrimenti diventiamo scemi, dunque si cerca in linea di massima di fare continue piccole riunioni per i soliti problemi di logistica. Riusciamo a fare più o meno tutti il check, l’ascolto sul palco è molto precario, mentre quello in sala spacca di brutto. Speriamo tutti che con l’arrivo della gente e sala piena la situation migliori. All’ora di cena andiamo tutti a mangiare la pizza al Chinaski, tranne Caio che preferisce rilassarsi (come la scorsa volta al Garage) rimanendo al locale, confessandomi che ultimamente ha un po’ la fobia della gente. A cena, come al locale, si ha solo la birra free, mentre altri alcolici, caffé, amari sono a carico nostro. Siamo in molti e con l’arrivo di Shirley Filippo con moglie Lisi Bisi si chiude il cerchio definitivamente. Al locale arriva gente, ma forse meno del previsto; quando attacca la Ceska siamo già tutti belli carichi di birra, a parte Teno che dal pomeriggio va avanti a gin tonic e miele perchè ha la voce a pezzi… ih ih. La voce di Ceska Tracy spacca come al solito, il suo show è scuro, emotivo, qualche fighetto si allontana (forse sperava nella maraglia…). Con i Nu Bohemien (e dunque la batteria sul palco) invece iniziano i problemi tecnici perchè Diego non sente la sua voce dai monitor, mentre in sala si sente tutto a modino, specialmente dal mixer. Quando è il nostro momento, sono in piena, decisamente allegro e finita “Nero” carica di energia e tamburi, pure io non sento un cavolo. Mi lascio andare, strillo come un matto e alla fine parte la Matteite e faccio proprio pure il matto prendendo all’apice a sberle il 58 ( con grande fastidio di Marcello) proponendogli pure a fine show di tenersi il mio 58 in caso di danni… Ci scusiamo entrambi e voltiamo pagina. Il gig dei Northen spacca di brutto, era veramente troppo che non vedevo Shirley alla chitarra, però il fatto di non sentire la voce di Marco art of wind non mi fa cogliere l’unica differenza di line up (oltre alla seconda chitarra) con i buoni ex Flap on stage. I Muleta sono troppo ridicoli in senso positivo, il battero è indemoniato e Davide e Teno sono troppo freaks da vedere, forse lo show che ho preferito di più; corto, efficace, suoni fighi e that’s it. La fauna di principesse tipo le Charlie’s Angels, il topo con il ragazzo, un’altra serie di fanciulle, tengono alte le battute e le bibite della serata. Io sono obiettivamente in piena forma e, incredibile ma vero, vengo comunque pagato per tutti da Marcello. Dividiamo fra le band il cachet deciso a scatola chiusa, ma a fine serata un pochino tirato e in pieno dj set imballiamo e carichiamo tutti i furgoni. Al momento dei saluti, Pierasco e Caio decidono di tornarsene a Pordenone (anche se si ha il dormire) io come un homeless mi faccio mollare 50€ della cassa e vado a collassare dalla Ceska con quella che il giorno dopo (oltre a beccare Nena) ci sono i Nu Bohemien in concerto a Montagnana, anche se poi le logistiche dei treni mi costringeranno a salutarli tutti al volo ancora cotti e dirigermi prima del gig verso Ferrara. Il prossimo week end sarà il primo off, senza concerti del Cane da quando è partito il “Risparmio energetico” tour!

Il Cane

Bookique – Trento

Siamo alle solite: dopo solo 3 giorni off di sazio festino fra Ferrara e Udine più improbabile dei concerti appena fatti nel sud Italia, riesco ad arrivare in stazione dei treni a Udine (direzione Pordenone) dimenticandomi il portafoglio sulla scrivania dello studio e senza abbastanza tempo per tornare a recuperarlo. No problem, 2 del pomeriggio, panza piena post pranzo Dainese, 2.36€ per caso in tasca con i quali non pago neppure il biglietto fino alla prima fermata e 40 minuti di viaggio, che passo come a 16 anni sprovvisto di biglietto, comodamente seduto in un treno colmo di studenti e pendolari. In stazione a Pordenone arrivano Pierasco, ma sopratutto il buon Caio dopo due settimane di latitanza per problemi personali. Pordenone – Trento sono 186 km, 3 orette scarse in statale che superiamo sereni, fermandoci in qualche bar tipico lungo la strada. Il Bookique è un locale più o meno in centro a Trento. Il gestore si chiama Marco ma il nostro gancio, grazie al quale ho chiuso la data, è decisamente Francesco, un ricercatore di Romagnolo (TN) molto gentile, ed è anche musicista. Scaricato il back line al secondo piano del locale, ci rilassiamo ad un tavolino all’esterno con Alberta (avvocato locale) molto simpatica e scambiamo un promo per una bottiglia di vino bianco deliziosa, con il distributore locale appena passato per la consegna e rifornimento settimanale del Bookique. La location è molto carina, mi ricorda molto i circoli culturali o biblioteche scandinave: essenziale, pochi mobili targati Ikea, luci semplici ma efficaci, sala concerti con arcate in legno e cuscini per terra per sedersi e via. Al soundcheck arriva il fonico con la maglietta del teatro, che dopo aver collegato il mixer con un canale per la voce e uno per la base, deve principalmente dedicarsi ai nostri volumi nei monitor. L’ambiente vuoto rimbomba un casino, preghiamo Caio di controllare la piattanza e principalmente cerchiamo di trovare un ascolto più efficacie possibile. Non si ha tempo per mangiare prima di suonare, camminiamo a piedi fino all’ostello della gioventù, check in, prendiamo lenzuola e asciugamani, ci facciamo confermare colazione e orario di rilascio delle stanze (tassativo alle 10 altrimenti si paga per il nuovo giorno) e ci dirigiamo per un aperitivo nell’osteria forse più smarza e dunque figa in centro storico a Trento: La Scaletta. La fauna locale è già in bomba e particolare, mentre ordino una Moskovskaya per me e un altro ragazzo giovane e ubriaco del posto a spese di Marco, facciamo conoscenza con le due bariste carine e tutta un’altra serie di freaks indigeni molto potenti. Il problema è che sono tutti senza dindi e vorrei invitarli al concerto, ma sono 5€ all’entrata dunque farlo mi imbarazza assai. L’errore è grande, Marco si è dimenticato di dirmi che all’ultimo ha deciso di non mettere il biglietto per il gig… Verso le 22.00 si deve inziare e il locale è decisamente pieno di gente! Oltre a Francesco con moglie e un amico in pieno compleanno, la chicca è Carlotta Venezia, migliore amica di cugina Chiareti, in pieno assetto festino. Sono abbastanza alticcio, sul palco io e Andrea si ha il rodaggio di tutte le date fatte nelle ultime settimane, dunque la missione è principalmente quella di mettere a suo agio il buon Caio e non c’è modo migliore per farlo che passargli una bireta e dirgli di fare partire la base dell’intro dello show: “Nero”. Il pubblico è preso bene, segue più attento del solito e ad ogni fine brano lo sento decisamente positivo, le mie cazzate al microfono fra un brano e l’altro stanno diventando un mio modo di essere, di affrontare il concerto e il pubblico e, per fortuna anche se mi ripeto, sembra ogni volta diverso, come il modo di interpretare le stesse canzoni e finché l’emozione rimarrà forte e la routine non la ucciderà, si andrà dritti come dei treni. Alla fine con un’ora di set, la gente vuole altri brani, passo la scaletta in sala e faccio scegliere… rifacciamo “Nero” e “Mercoledì” e poi scatta la sorpresa più bella della serata: non so se è dovuto al fatto che siamo ritornati al nord e ci sono più soldi, ma vendiamo 11 cd e la gente arriva per prima a chiedermeli e quando regalo al prezzo di uno anche un altro della Matteite records il riscontro è fortissimo. Beviamo, imballiamo, fumiamo, mangiamo, compiliamo il borderò il tutto in 30 minuti, con quella di schizzare alla Scaletta che purtroppo troviamo chiusa, no problem, compriamo 3 Becks ad asporto bevendole (neanche farlo apposta) con cinque ragazzi 21enni catanesi, appena arrivati per studio dalla Sicilia… buona notte, grazie guerriera Carlotta, Marco e Francesco.

Il Cane

La Taverna della Taranta-Galatina (LE)

Sono le 10 del mattino, non ci siamo svegliati, ma “per fortuna” Andrea battero sta girando per la casa nel panico… non ha praticamente dormito (a parte un’ora sul balcone sotto il sole…) una fortissima allergia, misto asma, problemi di respirazione dovuti ai peli e alla polvere massiccia della casa, l’hanno stroncato selvaggiamente, quanto le risate del Pierascador che (in buona fede, stra brillo) poche ore prima, in piena crisi del collega, non ha nemmeno lontanamente immaginato che le condizioni dell’altro fossero serie. No problem… Schizziamo alla Lomax, in ritardo, in piena lezione di percussioni, ci scusiamo e in un batti baleno carichiamo la Multipla parcheggiata all’esterno da ieri. Si prosegue dritti come dei caccia verso lo stretto di Messina, dove ci aspetta il traghetto. Il tom tom di default ci manda in porto e quando mostriamo il ticket di ritorno al traghetto ci dicono che quello è il ferry boat dell’FS e che il nostro è Caronte e si deve invece prenderlo dall’altra parte… Per fortuna siamo i primi e scendiamo dal mezzo ciclopico in contromano. Arrivati sul continente il viaggio non perdona. Si ha il soundcheck per le 19.30 e il tom tom dice che arriveremo verso le 22.00. Non sono mai stato in questo locale, la data l’ha chiusa Roberta e fra una discussione e un’altra sullo show siciliano, tope e cazzate varie, effettivamente per la prima volta, Andrea battero si mette alla guida. Siamo verso il tramonto, il guerriero guida con gli occhi attaccati al lunotto per 200 km scarsi , ma buoni e già attorno ai primi 70 (con aria condizionata attaccata senza neppure saperlo) ci domanda da quanti giorni è alla guida eh eh… L’assetto Pierasco Matteino davanti ritorna immediatamente senza problemi e contenti per il suo gesto e quando alle 20.30 siamo al locale con ancora metano nel mezzo e solamente con un’ora di ritardo la satisfaction collettiva è notevole. Siamo in pieno centro a Galatina, i titolari Maurizio e Carla (in attesa di un pargolo) sono molto semplici, alla mano, ma anche molto indaffarati perchè è l’ora di cena e comunque loro sono principalmente una pizzeria. Il palco è microscopico, smontiamo e ci organizziamo con Tony Fonico, un ragazzo disponibile, un po’ stanco dalla sera prima che infatti scomparirà appena finite le prove. Sulla destra c’è un tavolo di sei bambini che mangiano la pizza, mentre di fronte un tavolo credo 20 coperti, di gente fighetta, più o meno della nostra età, che maleducatamente durante il soudcheck domanda di abbassare il volume… un branco di fighetti ignoranti, probabilmente pure schizzati di domenica sera… Alla 3° bireta piccola, mentre tengo pubbliche relazioni con Antonio, Flavio, forse un certo Andrea, coordinati con Maurizio incominciamo lo show. Sono rilassato e anche se strillo, ho un controllo maggiore della voce, forse al terzo concerto di fila mi sento semplicemente più sicuro. Il gig non è male, siamo decisamente rodati, Andrea battero spacca come il Pierascador che ha seguito i suoni in sala grazie ad un jack jack mega gigante. I pochi presenti sono presi decisamente bene, come i tre ragazzi nel primo tavolo e altri in piena forma che si affacciano a rate all’entrata della sala; il problema sono la solita tavolata del check, quella che mangia e apposta parte con battute sgradevoli urlando durante la nostra performance, scavalcando fin i nostri volumi a detta degli altri presenti. La tensione arriva quando in pieno cabaret domando se hanno voglia di un brano dolce o incazzato e uno, in risposta, con il boccone ancora in bocca, ci domanda se possiamo fare una pausa modello juke box… vedo le facce delle altre tavolate imbruttirsi, sale il disagio, l’ipocrisia è grande, quanto la sua ignoranza e quella della sua tavolata indifferente… scendo istintivamente al “suo livello” e domando al microfono a Maurizio titolare se, in caso di pausa, il nostro cachet rimane invariato? Per fortuna non mi risponde! Ma la giustizia come il destino sono forti e la sinergia vuole che scontrandosi con la sensibilità di una generazione forse più giovane della mia, ma ignorante e vecchia dentro, per grazia di satana (durante uno degli ultimi brani) questa decina di spocchiosi, decida di alzare i loro culi larghi, muovere i baffetti da sparvieri e i balconi rifatti delle loro principesse, uscendo definitivamente dalla sala come dalle nostre vite. Tutti tirano un sospiro di sollievo, anche l’ultimo arrivato moro, gentile, al quale domando deliberatamente se conosce Valerio dal microfono…. per il quale a richiesta risaliremo entusiasti sul palco a rifare “Raderla al suolo” menzionando pure la macchinetta dei capelli, che in pratica, dovrebbe radere al suolo tutte queste tope anni 70 e mitteleuropee… Il bad and breakfast sotto casa di Maurizio è una bomba, come i cd venduti e autografati prima di collassare o la fuga al volo con il ragazzo moro all’Arci vicino con la speranza di incrociare Valerio amico di Andrea… come lo smontaggio stra rapido del back line, la splendida cena a base di pizza, ma arricchita da un insalata molto rock’n’roll, il sorriso di Antonio quando ci presentiamo all’entrata in segno anche di rispetto, dal momento in cui viene a sapere che il nostro contachilometri segna 2300 km in 3 giorni dalla partenza… Grazie Maurizio e compagna, Elena, Sabrina, i ragazzi dell’Arci, ma soprattutto gli ultimi pochi, ma buoni a fine serata. Ci si vede il prossimo week end fra Trento e Mantova, si ritorna al nord con ai Tamburi Caio, che mi ha appena chiamato in Puglia da un numero sconosciuto…

Il Cane

Lomax – Catania

Il risveglio è una cannonata: forse la volta che si è dormito di più in albergo (9 ore) da quando è incominciato il “Risparmio Energetico” Tour! Tito è in piena forma, sta preparando in ristorante peperoni e atre leccornie incredibili che purtroppo, per problemi di tempistica, non riusciamo ad assaggiare, ma in compenso ci direziona al volo in un bar all’angolo con tavolini sotto il sole, relax, che carica in modo esemplare tutta la squadra. È il momento di scendere fino a Reggio Calabria, Villa San Giovanni e prendere il traghetto Caronte per la Sicilia. Lungo la via incrociamo pure un distributore di metano e il Matteino (cercando di programmare il tom tom seduto sul marciapiede dell’area di servizio) si dimentica pure gli auricolari del click. Il viaggio in traghetto e tutto il resto fila liscio, anche se la logica tipo “più si dorme e più si vuole dormire” ogni tanto segna il territorio e qualcuno del team, a rate, dà segni di cedimento. L’arrivo alla Lomax invece è impeccabile, decisamente puntuali in una giornata di sole da urlo. Ad accoglierci i vari, da Emanuela dell’evento su Facebook, al fonico Seba con un sacco di ragazzi colleghi e soprattutto una lezione di percussioni africane in piena sala concerto. Benedetta della Casa 139 e organizzatrice della data, è l’unica che non sarà presente perchè ha il giorno off. Parcheggiata la Multipla e svuotata del back line già sul palco, parte una sazia e stra piacevole passeggiata in pieno sabato pomeriggio per Catania: è uno spettacolo! Oltre alle incredibili vasche di tutti gli innumerevoli passanti per il centro, il mercato, i negozi, i buskers, si aggiunge pure il fatto che oggi è il giorno di San Patrizio e dunque incrociamo pure comitive di Irlandesi in festa, come pure svariate baby gang assolutamente da evitare. Il soundcheck è abbastanza lungo e meticoloso, Seba al mixer è molto bravo e disponibile come il resto del team alle luci e in sala e sul palco suona tutto molto bene e bilanciato. Dopo aver regalato un promo a Seba, proviamo 5 brani e sereni ci dirigiamo dritti nei camerini a cenare con frittate alla cicoria, lasagne, caffé all’americana con Bayles, vodka Moskovskaya e un frigo pieno di Moretti ghiacciate. Al momento della sigaretta post cena, arriva il personaggio e amico chiave della serata… ricordato via mail dal Cambuzat last week: Carmelo Milea. È sempre in piena forma, dopo la gaffe del cieco a Bari al quale ho domandato come mai portasse gli occhiali da sole di notte, arriva la seconda potente con Carmelo…: “Hey man dove cazzo sono finiti i tuoi denti?”… e lui: “cazzo Matteino me gli hanno inculati l’ultima volta che si è fatto serata quattro anni fa, assieme alla giacca e un bel po’ di quattrini…” scoppio a ridere e a ricordare la prima discesa di Dejligt in treno con Mortazza e Daniela con ritorno in aereo da Catania via UK. Al momento del concerto siamo in 15 persone, pochi paganti a 5€ e lo staff ci invita ad incominciare. Sono un attimo confuso, qualcuno dice che la promozione della data (chiusa da 5 mesi) è stata fatta nell’ultima settima, che il locale negli ultimi tempi funziona sempre di meno, a confermarlo dal baracchino urlano che Paolo ex Radici del Cemento la scorsa settimana ha fatto 20 persone… insomma ci sono molte voci contraddittorie. Io non riesco a capire, cosciente del ritardo del nostro primo video ma anche dell’ottima stampa di questo secondo disco, salgo sul palco con in testa già la serata in arrivo con Carmelo. Il suono è una bomba, si suda tantissimo, il sudore negli occhi misto vodka, birra e concentrazione, mi permette di sbloccare il gelo in sala con le solite chiacchiere pre canzoni. Brani come “Dune”, “Male al dente”, ma anche “Non prenderli” come “Risparmio energetico” gasano i pochi presenti e probabilmente anche i trenta ritardatari all’esterno della sala che (a detta del Milea successivamente) ascoltano curiosi, ma senza entrare, forse per i miseri 5€ d’ingresso. Incredibile, ma vero, vendo dei dischi, come regalo Dejligt e l’ultimo del Cane a Basile. Smontiamo al volo tutto il back line sul palco e concordiamo con lo staff di passare a prelevarlo domani entro le 10. Invitiamo colui che ci ospiterà aka Emiliano nel baretto di Satana in programma, come il fan n° 1 del primo promo di Dejligt (Hand to mouth crash) Giovanni con donna e coppia di amici molto gentili. Siamo liberi dai mezzi, a piedi, incrociamo baby gang con Carmelo, tiriamo dritti, quando siamo al localino piccolo, ma stra efficace menzionato da tutti, il groove è un altro; la gente beve e balla, le ragazze sono ancora più solari, forse sono tutti non solo ubriachi e in generale respiro un’anda meno pretenziosa, intellettuale rispetto alle precedenti ore catanesi. Pierskador fa base fissa al bancone con Carmelo e riscuote molto successo con delle donzelle locali, tra l’atro titolari del bed and breakfast che in principio avrebbe dovuto buttare al centro la Lomax. Immediatamente segna il territorio bloccandole drastico: ” Sono sposato…”. Io mi perdo con il titolare del posto a parlare di denti e un ipotetico show del Cane proposto da Carmelo, oppure con Dario lo zio che rilassa me e Andrea battero in modo importante, mentre il vino, le birre, le vodke dirigono gli ultimi superstiti della squadra in una pasticceria in centro caratterizzata da poliziotti, titolare in cassa che a massimo volume canta sullo stereo “Questo piccolo grande amore” e un’ulteriore passeggiata con Carmelo fino a casa di Emiliano, con incrocio di addette ai lavori notturni nere, molto carine, simpatiche,”disponibili”, ma per fortuna nessuno tiene un euro… All’alba siamo finalmente da Emi e beviamo una Moretti in cucina; Pierasco per una volta non deve guidare ed è obiettivamente in bomba, guarda eccitato video dei Damnation e Killing Joke senza tregua! Ci sono tre gatti, la casa è bellissima, ma piena dei loro peli e ciocche di polvere decisamente importanti! Per fortuna la mia allergia ad entrambe le cose non parte assolutamente e, con 3 ore di sonno in previsione, muoio sorridente, lasciando gli altri ancora in festino marcissimo… rock n roll! Grazie Carmelo.

Il Cane

Cuborock – Catanzaro Lido (CZ)

E si riscende a valle…1250 km Udine – Catanzaro! Ore 9 del mattino, il buon Pierascador partito precedentemente da Pordenone ad orari da forno, mi preleva dietro la stazione di Ferrara esattamente come la scorsa settimana: sembra un pochino quel film “Il giorno della marmotta” (“Ricomincio da capo”!) credo, quello del tizio che si sveglia sempre nella stessa giornata… Non ho dormito per niente, forse 2 ore. Il deal è che preleviamo direttamente Andrea con la batteria all’uscita di Ferentino (risparmiando praticamente un’ora e mezzo fra uscire, passare per Isola del Liri (FR) e ritornare all’autostrada) carichiamo lo strumento, pisciata, caffé, cambio alla guida del Piè e via fino a Catanzaro. L’arrivo con cena al volo sono previsti per le 10 di sera, seguiti dalle selezioni live di gruppi locali per l’Italian Wave e poi finalmente il nostro line check e concerto da ospiti esterni. Quando sono le 3 del pomeriggio (a 20 minuti da Ferentino e 600 km e passa dal Friuli) mi chiama Ema Pentotal (amico storico e promoter della serata) dandoci la “buona” notizia che il Cuborock è stato chiuso in mattinata per problemi burocratici e che tutta la serata è tassativamente saltata. Per fortuna è anche cosciente del fatto che questa data de il Cane (assieme a quella della domenica per Lecce) sono fondamentali per la band (sia a livello logistico che economico) per giustificare lo show di domani sera al Lomax di Catania, dunque ci promette di sbattersi per farci avere un altro concerto in serata in un’altra location, ma purtroppo non succederà… All’incontro in Piazza Garibaldi ci abbracciamo tutti e schizziamo a lasciare back line e bagagli nella hall dell’albergo di Tito, storico promoter calabrese, ormai da anni fuori dal giro della musica e rilassatamente coinvolto in quello della ristorazione. Segue un’eterna cena al Tonninas segnata immediatamente da grandi birre, pizze competitive e immediati chiarimenti con Ema sulle reciproche problematiche causate inevitabilmente da questa mancata data. Ci accordiamo sereni, parliamo di tope, musica, post rock (io e Andrea battero ci proponiamo come doppi batteri per il suo primo disco), la regolare fauna del venerdì sera del Tonninas, quella totalmente in bomba, quella che balla musica tamarra entrando e uscendo dal bagno, quella che da lì a breve verrà drasticamente interrotta dall’arrivo delle forze dell’ordine. Non siamo neppure ubriachi, la stanchezza è forte, la voglia di morire per 9 ore nella splendida camera dell’Hotel, lavarci, digerire, ricaricarci per Catania, è l’unica via di fuga per sconfiggere una giornata o un periodo molto “sfortunato”… Per sorridere mi basta guardare i due Andrea scherzare, mentre si dividono il matrimoniale ancora adrenalinici dopo 1250 km (guidati alla fine tutti da SuperPiè…) o pensare alle ultime splendide giornate ferraresi e udinesi, alla mia bizzarra comprensione nei confronti di alcuni colleghi ritornati al varco dopo anni di scazzo, oppure quella ovvia per Carol e Fabio e il loro ritardo di un mese nella consegna del video (modello spada di Damocle a detta del mito Carol), per fortuna dovuto ad un arrivo imprevisto di lavoro, decisamente ben pagato a differenza del nostro o al fatto che a minuti, dopo anni, attraverserò lo stretto di Messina, a mia madre in estrema difficoltà, ma incredibilmente positiva, al quinto brano del nuovo disco del Cane in fase di scrittura, urlato, elettronico, forse diverso, perchè in realtà questo giro (come sempre) non ho nulla nelle tasche, ma almeno non ho nulla di rotto dentro.