elio p(e)tri
live Pao – San Benedetto del Tronto (AP)
Uau che periodino, viva la primavera… Siamo alle solite, siamo alla fine di tutto quando passo il pranzo pasquale seduto su un Intercity da San Benedetto del Tronto a Bologna distratto da una fanciulla (credo rumena) che strafatta di ogni cosa, sconvolta, con l’occhio assente, perso, continua a scoreggiare mentre sorseggia in loop uno sciroppo per la tosse che sa molto di dopante per il cranio. Mi verrebbe da domandarle se ha bisogno di una mano o se qualcuno le ha fatto del male, conoscere la sua storia, ma non me la sento ancora, al momento continuo a scrivere e lei continua a fissarmi collegata con Telecapodistria o ad alzarsi facendo dei micro giretti da un minuto per il corridoio modello ora d’aria… per fortuna c’è il mare fuori dal finestrino o il pranzo al sacco che mi aspetta al varco dentro al mio zaino! Ho passato nuovamente due splendidi giorni in Toscana a lavorare, mangiare e bere come un principe da mia zia Elena e Andrea; mi sono ustionato sotto il sole come un povero mona, ho tagliato un sacco di legna riempiendomi le mani di schegge, ho passato delle splendide cene a parlare e confrontarmi con gli zii! Venerdì sera, dopo le super prove all’ormai solito centro sociale di Terni, colorate da una forte stitichezza del Matteino, passiamo una serata competitiva nel bar in centro dove lavora Daniela, ex storica di Emi. Andrea deve lavorare la mattina in Coop dunque si concede la branda da Lalla molto presto, mentre io e Emi (non so con quali forze) decidiamo di continuare le vasche con Daniela passando da una discoteca indie in periferia (dove conosco pure l’organizzatore della nostra prossima data all’anfiteatro Fausto), un Irish Pub in centro e un finale da 6 del mattino diviso fra i colli di fronte a una fontana con vista su tutto il capoluogo ternano e le salsicce e pecorino prima di nanna a casa Angelelli. Finalmente dormo. Mi sveglio come un principe prima di pranzo con doccia con miscelatori dell’acqua tipo test (sfido chiunque a capire come si mette l’acqua calda…), controllo delle mail, breve chiaccherata telefonica con il cugino Elio per il meeting lignanese di oggi, e finalmente sono pronto ad affrontare la spettacolare e graditissima tavola Angelelli, colorata dallo slogan “pissicologico”. Andrea vuole dormire dopo il lavoro, Lalla invece è in piena forma. Quando sono le 15.30 siamo già in viaggio su una strada infernale, piena di curve, che dovrebbe giustificare il passaggio per le spettacolari Cascate delle Marmore, ma ieri il festino è stato decisamente prolungato e anche se sono seduto davanti il mio stomaco non metabolizza la gincana. Il Pao è sul mare, è un ristorante molto “Dailit” e uno dei titolari, Paolo è di una ospitalità decisamente sopra la media nella penisola. L’impianto è carino. Di supporto c è un duo composto da ragazzi molto giovani (non ricordo i loro nomi, come quello del progetto) con i quali condividiamo tutto il backline. Emi si è fatto prestare da un amico una batteria premier anni ’80 rossa molto figa, ma dalle pelli decisamente discutibili. Il suono è imbarazzante e il fatto che non posso tenere il tom centrale mi sfasa totalmente l’impostazione e dunque anche il modo di suonare certi brani del set. I piatti rientrano nei microfoni della voce e nell’impianto impastando la voce, che fischia, e facendo scomparire la base. Paolo mi consiglia di mettere dello scotch sui piatti, di fermarli e anche se per me è un follia pura perché rischio di romperli, seguo il suo consiglio come segno di riconoscenza! La cena è infinita, mangiamo e beviamo come delle rockstar, ci lasciamo andare a grappe, sigarette e divertenti discussioni con i clienti del ristorante che per la maggior parte non si fermeranno a vedere il concerto. Quando è la mezzanotte passata e il gruppo di supporto molto discutibile e ingenuo è riuscito a non fermarsi per il concerto portandosi via i quattro amici delle medie, la sala si riempie e gli elio p(e)tri, armati di cravatte, gonne, birre e vodke si lanciano nella mischia pilotati da un nuovo fonico tutto fare amico di Paolo, che per fortuna aggiusta i suoni fastidiosi nei primi tre brani. Nella mischia c’è anche un altro ragazzo molto simpatico che scrive per Rockit e tutta una serie di ragazze alle quali a fine concerto proverò a vendere dei dischi, guadagnando pure una piccola discussione con due di queste, alle quali darò deliberatamente delle lesbiche, spacciandomi per omosessuale. Le breaking news sono che, primo, ho rotto “definitivamente” il mio unico pedale storico che tengo dall’estate del 90 (sì, quella dei mondiali di pallone in Italia, quando ho barattato per lui i primi 50 numeri originali) e per me è una specie di lutto, secondo, non c è un bar aperto per andare a bere l’ultimo con Emi (a parte dei romantici pop corn e salsiccette a un distributore automatico), terzo, devo prendere questo cazzo di treno alle 11 del mattino (ci sono sopra… ci siamo svegliati), quarto, Chiareta mi ha appena chiamato dall’ospedale facendomi preoccupare non poco, e quinto, in definitiva non so ancora se con tutto il backline della battera in treno passerò per Udine o Lignano. Che logistica da ricovero! La ragazza si è addormentata poco dopo una piccola sbavata dalla bocca. Le ho chiesto se le serve aiuto, se è tutto ok. Dice che le manca l’aria, ma il finestrino non si apre. Ha pure provato a mettere la faccia sul condizionatore! Mi sento in missione per conto di dio e lei ha una botta attorno che supera di gran lunga quella di tutti i clienti di ieri sera al Pao messi assieme. E anche quest’anno niente “Mi ami”, quasi quasi la volta che mi ci invitano dico che un crampo ai coglioni e me ne rimango a prendere il sole in Friuli.