matteite

Diario

HONEYCHILD COLEMAN (+ il moro e il quasi biondo)

ARTERIA – Bologna

Uau un altra bella giornata caratterizzata nuovamente da un sole pazzesco; è sabato pomeriggio, in mezzo al traffico in macchina con il Topo, incrociamo sulla via per Monselice pure una decina di galli in libertà. Sul treno incontro il battero Father Murphy scortato dalla compagna e da un ragazzo che si rivela uno dei disegnatori delle sorprese degli ovetti kinder. Il circolo arci è sotto le 2 torri a Bologna, per fortuna oggi gli altri possono comunque accedere con il furgone alla zona a super traffico limitato. Il fonico è pieno di paranoie sul nostro volume, passiamo ore ad assecondarlo, cambiando disposizioni sul palco, ascoltando tutte le sue imposizioni spesso eccessive; grazie Ru per la pazienza, il prossimo tour investiremo i pochi posti in furgone per un fonico e un driver. Al sound check, oltre al nostro booker Perdo, arrivano a sorpresa Enrico con amica, mentre al concerto incrocio dopo un sazio concerto del moro, sia Shirley Temple con Lisi Bisi che la mia dolce cuginetta Caterina. L’Arteria al momento di Honey è piena di gente; un pubblico super figo, concentrato, assolutamente entusiasta, decisamente uno dei migliori dall’inizio di questa maratona di live. Finito lo show dobbiamo smontare tutto in 10 minuti per lasciar spazio alla console di Perdo e un altro collega dj occhialuto extra bravo quanto simpatico. Mimmo e Katia del locale sono veramente disponibili: dopo una cena contenuta, ma molto stilosa (durante la quale Honey rimarrà chiusa per sbaglio dentro al camerino…) non si risparmiano in bibite (barattate anche con 1 cd) che consumiamo fra il banchetto merchandising all’entrata e le scale dell’uscita di sicurezza stra colme di tabagisti, fanciulle e fan post gig molto affettuosi e generosi. Quando è ora del trasloco del back line di nuovo in piena discoteca full of freaks agitosi (analogo a quello di Padova), questo giro Mimmo svuota le scale e si piazza alla porta rendendo il lavoro a me e il Pierascador decisamente più facile, mitico! Ok siamo pronti per l’albergo mega gigante, una sana dormita anche se le ore a disposizione sono quelle che sono perché alle 10 dobbiamo schizzare per Pinerolo.

HONEYCHILD COLEMAN

FISHMARKET – Padova

Finalmente si è dormito, credo…è l’ora di pranzo, sole (giornata da urlo), centro di Firenze; salutiamo Veronica in mezzo al traffico e saltiamo in furgone pronti per il non c’è 2 senza 3…Destinazione Fishmarket Padova. Siamo puntuali, al sound check incontriamo la dolce Maria (collega di Perdo Booker con camicia di Jimmy Page e responsabile per la data) coordinata con il boss udinese del locale Giorgio, che racconta di avermi visto  per la prima volta con la battera a 16 anni con i Jitterbugs. Si prevede un sacco di gente perché il locale di default ha una clientela di universitari che post gig riempiono il locale per ballare, bere, insomma fare tutto tranne che cagare il concerto. Il suono sul palco è super Dailit. Siamo in largo anticipo anche alla cena, che avviene in un ristorante obiettivamente molto carino e stiloso convenzionato con il Fishmarket. Essere affamati è una costante quando si allena lo stomaco a digerire in loop, la cena è buonissima quanto le bottiglie di Muller Turgau, il chianti e il Prosecco che (a detta del moro) è buono e torbido come un moscato fior d’arancia, peccato l’abbia rovesciato dopo due sorsi, che sfiga. Cincischiamo, ma il mood a tavola e poi in furgone sotto l’albergo, in ritardo bieco per il concerto, ci rende così invincibili, eccitati, sereni, che non possiamo fare altro che sorridere sul palco alla tour manager sorpresi dal folto pubblico. Alice, Cesca e Maria sono della squadra, mancano invece da Montagnana i fratelli Arzenton incastrati per l’inperdibile compleanno del Lupo. La performance è buona, direi una delle migliori, come il suono sul palco, le svariate birete, l’accoglienza delle bariste, l’attegiamento positivo di tutti, tranne dei freaks che al momento dello sbaraccamento del palco a discoteca piena, continuano a ballarci fra le palle on stage, provando, insultando, mettendo in discussione la mia pazienza, ma soprattutto le mie bibite in corpo…Compilo il borderau, carichiamo in strada, saluto il resto della squadra ringraziando Giorgio e Mauro per la splendida giornata e schizzo dal Pino a Montagnana.

HONEYCHILD COLEMAN (+ il moro e il quasi biondo)

MOD’S LOUNGE – Montevarchi (AR)

Il ritorno dalla Danimarca in Italia in furgone è stato massacrante, tipo partenza alle 8 di sabato sera da Odense, arrivo a Udine alle 5 del pomeriggio del giorno dopo. Seguono due giorni a Gorizia per il funerale di mia nonna e delle sfortunate e mezze mancate prove di Honey in villa Tarm con Stefanino (sostituirà ru da metà tour) per le condizioni fisiche poco fortunate sia del Pierascador che di Ru: sono tutti ammalati! Ma “today is the day”: pioggia o sole siamo tutti in furgone alle 10 del mattino, salutiamo il mattiniero Toffolo in giardino e ci buttiamo in “autostrada” direzione Arezzo per prima data di 10 in 10 giorni in giro per la nostra penisola. E’ incredibile: per la prima volta siamo in drastico anticipo e quando arriviamo fuori dal Mod’s Lounge per fortuna il gentilissimo gestore Davide ci raggiunge velocissimo dandoci così subito la possibilità di montare con calma e di conseguenza ragionare meglio sulle logistiche di un palco “balcone” molto carino, ma anche tecnicamente complesso. Al momento della cena arrivano Veronica, Ale dj (il contatto per questa data), un loro amico Sergio e successivamente la fanciulla del Pie’ Mary scortata da Ambrina e Valentina in assetto rossetto rosso. I 3 piatti di pennette all’ arrabbiata contaminati da dei super funghi e potenti annaffiate di Chianti, sono il perfetto fondino nello stomaco per gestire eventuali attacchi ipoglicemici in serata e affrontare un doppio set molto stressante per un previsto ascolto sul palco assolutamente inesistente. Ma il sorriso è con me soprattutto durante il 2° show che passo a guardare perennemente il Pierasco per i cambi sentendomi meno cisbo del solito eh! Durante il singolo di Mad Professor scendo dal palco e mi rendo conto che il suono fuori è un disastro, ci stiamo mettendo in pericolo, il set di Honeychild è troppo eclettico e complesso per essere eseguito in un locale super ospitale, ma dalle capacità tecniche così ridotte: sbagliando si impara. Ru è ammalatissimo, si prende una camera in una pensione vicina, il furgone è imballato e io e Carolina schizziamo con Veronica, Ale e Sergio a continuare una splendida serata Fiorentina, mentre il principio solo il santo Pierascador schizza verso Siena con la compagna; solo successivamente verrò a sapere che il moro e il biondo decidono di seguirlo in furgone dimenticandosi completamente di Ru in albergo a Montevarchi ih ih…rock n roll!

HONEYCHILD COLEMAN (+ il moro e il quasi biondo)

INTERNATINALT HUS –  ODENSE (DK)

Dopo una speciale colazione offerta dal Dunker in un caffè molto alternativo, ci troviamo ben presto a riempire il furgone di olio in direzione estrema vichinghia. Anche questo giro siamo un po’ tardi, ma è tale la voglia di rincontrarci o presentarci tutti con la squadra della sorella Marisa, Silvie, Kent, Jakob, Tine, Emily, Viola che al momento dello scaricaggio nello stra familiare centro di Odense, non possiamo far altro che abbracciarci e brindare in strada di fronte all’entrata dello storico internationalt hus. Marisa si è sbattuta un casino per chiudere e promuovere questa data decisamente ben pagata; mentre la sua piccola creatura Emily mi aiuta a montare la battera insieme al gentilissimo fonico Murphy, ne parlo con lei, Silvie e Anna. Durante il sound check Ru rompe un fusibile della sua testata ed è troppo tardi per recuperarne uno nuovo in città: passerà il concerto a suonare con la chitarra elettrica in linea nell’impianto. Il mio ascolto sul palco è ottimo, mi sento a mio agio, in sala sono in pochi, ma buoni amici per la maggior parte, e l’emozione di suonare per loro la battera in 2 nuovi progetti non è poca. Qualcuno compra il disco da Carolina al merchanda altri si fermano con noi a festeggiare e jammare fino a orari improbabili, boicottando così la super acclamata e attesa serata post gig in giro per i soliti storici locali di Odense come il Taste less o il Boogies. Siamo stanchi, affamati, quando mi addormento sul letto di Marisa mi sento fortunato per tutti questi anni di amicizia, supporto reciproco, sintonia, voglia di sorridere anche nei momenti più difficili, quando tutto sembra troppo naif, quando la sfiga ti prende di mira e ti senti così disarmato da zompare su un aereo a random per trovarti due ore dopo a 2000km face to face a sorridere di nuovo. Grazie schifezza, il ragno.

HONEYCHILD COLEMAN (+ il moro e il quasi biondo)

DUNCKER CLUB – Berlin (DE)

Siamo stanchi e in ritardo notevole sulla tabella di marcia. Io sono l’ultimo a svegliarmi e devo ancora smontare la battera, credo di aver dormito forse due ore. Mentre mi controllo le glicemie e guardo gli altri in strada imballare il furgone in mezzo alla neve incrociando con lo sguardo una delle cape del locale ancora truccata da Michael Jackson, ricevo un sms dove vengo informato della morte di mia nonna e di un ricovero di mia madre in ospedale… Andrea è in forma alla guida e segue le indicazioni vocali deliranti del nuovo tom tom gentilmente prestato da Ale Edera; ci sono problemi, il furgone fa dei rumori strani, alla prima area di servizio scopriamo che è senza olio e così sarà per i successivi 2 giorni. Forse avrei dovuto controllarlo durante il viaggio di 8 ore a carico pieno di ieri invece che dormire. Il locale è una bomba, ma lo apprezzeremo più tardi; dato il nostro ritardo abbiamo un’ora per fare il sound check di 3 gruppi e per fortuna l’accoglienza e la comprensione del Dunker è comunque ottima. A cena nell’area fumatori arrivano svariati amici come il Pilia, Irene e Gaia (con l’ ultima scopro pure di averci fatto l ultimo dell’anno…), la fungola in vacanza, una specie di drag queen newyorkese amica di Carolina e probabilmente molti altri ancora. Mentre in camerino (a panza piena) compiliamo scartoffie e contratti vari per la dolcissima capa del club Ida, le Lilles on Mars (un duo di simpatiche fanciulle sarde) si imbatte con un locale dal palco ingestibile a livelli d’ascolto, ma da un pubblico folto e decisamente interessato. Quando è il momento del moro succede quello che in Italia ai festival temo da una vita; il cambio palco è eterno, 1° perché non siamo ancora  in grado di prepararci prima a bordo palco un tavolo già cablato con un mac, scheda audio e 1 mixer, 2° per la evidente “stanchezza” di tutti! Qualcuno urla che ci rimangono solo 40 minuti per fare anche il set di Honey, si parte. Il portatile del moro dà di matto, non dà il click e di conseguenza la traccia audio con i cambi che seguo dalle cuffie normalmente. Siamo a caso, bendati, cerco di appoggiarmi a stento su una base distorta e confusa. Il litigio impegnativo che scatta post gig con Lorenzo, è risolto con una obiettiva soluzione tecnica di Ru. Dalle stalle alle stelle; lo show di Honey in versione pillola (6 brani al posto che 12) è una bomba, il suono spacca e il pubblico reagisce benissimo. La serata si riassesta in orge di vinelli rossi e vodke giocate al bancone con i dadi da poker in compagnia della lingua più veloce e sbausciosa del far west Irene, la Fungola e Gaia, discorsi filosofici annebbiati da ormoni che confondono i neuroni, un buttafuori diplomatico tedesco che alle 5 del mattino mi lascia in consegna le chiavi del locale, ma anche la mia insulina e il mio portafoglio ritrovati ore prima in giro per il club, un arrampicamento improbabile sulle scale che portano al soppalco della zona letto dove il Teobazio si addormenterà in tempo record russando sulle spalle di una santa pungola.