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Diario

Il Cane

>Red Noise – Reggio Emilia

Ripartiamo per un’altra tosta tripletta live, fra le varie piacevoli novità per questo “Boomerang” Tour sicuramente prevale il (non previsto) passaggio, in settimana, del singolo “Maledizione” su Moby Dick Radio 2, grazie al nuovo fan de Il Cane, Lorenzo. Segue una settimana serratissima a registrare le voci degli Alba, dormire poco e nel limite del possibile, curare a sedute di Aereosol le mie corde vocali da punk e irresponsabile. Il gancio per questa data è il buon Olivier, che non incontro di persona dal tour di “Ego Echo” degli Ulan Bator del 2001. Sabato ho invece rivisto nuovamente a Udine anche Amaurì, e sembra che il 25 maggio suoneremo per la prima volta in 14 anni,”La jouse” e “Let go echo” ad un festival tributo ad Enrico Offlaga, scomparso prematuramente di recente, già autore anche della fotografia sulla copertina del nostro cd “OK:KO”! Il Red Noise è un circolo ancescao, esattamente come la Resistenza a Ferrara e, dato che siamo pure passati a prelevare la Nena prima e poi Andrea a Bologna, quando giungiamo al circolo colmo di anziani in piene partite di carte, i paragoni riguardo al Vibe super relax, in definitiva alle attitudini fra i due circoli emiliani molto simili, sono inevitabili. Il cachet non esiste, si ha da dormire, da mangiare all’aperitivo e tre biglietti a testa per bere, girati, appena entrati, da Marco, gestore del Red Noise, più che sosia di Mimì dei Massimo Volume. Olivier è rimasto uguale, ha lo stesso tiro agitato, come l’inevitabile e divertente accento francese, mi recupera una muta di corde, parliamo del festival di maggio, compra delle birre e una vodka della Lidl tipo satana e mi presta il pc per spedire una mail ai metallari di Gemona con i rough mix delle voci definitive del loro disco. Dopo ottimi polleggi e dopo che l’anziana clientela libera lo stanzone, incominciamo il soundcheck, un attimo infinito per problemi di feedback e probabilmente strumentazione. Conosco una ragazza bionda di Udine in compagnia di uno dei Giardini, come un sacco di amici molto simpatici di Olivier! Anche la Nena ha invitato un suo amico locale aka Ferro il quale, oltre ad essere battero, oggi festeggia pure il suo compleanno. Anche se il locale è molto grande, si riempie facilmente, ma non c’è verso di portare la gente sotto il palco, preferiscono tutti rimanere seduti sui tavolini distanti. Scappello “Nero” perché oltre ai fischi del microfono della voce, non sento la base e mi perdo come un mona. Partiamo alla chitarra con “Non prenderli” dove mi accorgo di aver accordato il la in sol e dunque inutilizzabile. Per fortuna mi para il culo Andrea, il quale al volo mi accorda a modino lo strumento, mentre sparo cazzate parlando con il pubblico, prendo tempo, ubriaco, con la voce già a puttane dopo 2 soli brani. Non riusciamo a fare “Alla grande”, perché non l’abbiamo neppure provata nel check, non ho abbastanza palle per rischiare, in pratica non sono un vero punk… Man mano che andiamo avanti con la scaletta la gente a rate lascia la sala perché vuole fumare… però continuiamo a fare cabaret con il pubblico rimasto, scoprendo poi a detta di Olivier, che siamo i primi nella storia di questa stagione del Red Noise ad essere riusciti a far parlare il pubblico… “Dune”, come “Al Fiume”, “Male al dente”, spaccano sempre, non c’è nulla da fare, nell’immaginario de Il Cane spesso i brani più dolci e lenti son quelli che affascinano di più, che incuriosiscono anche quelli più inavvicinabili, che mettono in discussione l’atmosfera piacevole del club! Il festino che segue questa super serata sarà micidiale; fra il cinese, gli amici di Elena, i quattro cd venduti, il caricaggio del mezzo del Settimo, la camminata a piedi per arrivare in un bar in centro a 30 metri da casa di Olivier e 300 dall’ostello ex convento stra cool, le bibite di ogni forma e colore, ovviamente le immagini e i ricordi si sovrappongono, come i vari clienti trans del bareto gestito dai due omoni con le super barbe, la coppia di neri sposati, con lui dotato di spalle e avambracci di marmo senza fare pesi, Olivier che dorme al bancone, il Matteino che viene trascinato per le gambe facendogli scivolare il cranio sui corridoi dell’Ostello, svegliandosi ovviamente totalmente vestito in un letto a castello dalle lenzuola impeccabili.

Il Cane (+ Novalisi)

Spazio Mavv – Vittorio Veneto (TV)

Lo spazio Mavv di Vittorio Veneto è un edificio bellissimo, la sala del concerto (credo dell’ex fabbrica tessile), sembra una stanza di danza classica con il parquet ovunque, finestre enormi, illuminazione importante come il suono dell’impianto decisamente piacevole. Il gancio per la data è la mitica Elvis viol del giro di Pordenone del volantinaggio fine anni 90, la quale ai tempi mi linka con entusiasmo al cugino Thomas, fonico e promoter del Mavv. Pierasco preleva in stazione a Conegliano Andrea battero in arrivo da Roma, mentre il sottoscritto giunge al locale con Marta alla guida della super bravo Fiat nera con svastica, prestata gentilmente dal buon babbo Settimo, vittima in passato di questo noioso e gratuito atto di vandalismo… Siamo in anticipo, Thomas, molto disponibile, deve appena montare l’impianto e coordinarsi con il cuoco Bengalese, pronto per preparare una super cena privata a base di prelibatezze Cingalesi. Io e Marta siamo rilassatissimi e ci spostiamo a piedi a bere dei sazi Negroni e giocare a dadi in un bar pasticceria fermo agli anni 80, a 5 minuti dal Mavv. Verso le 19 arrivano anche tutti i Novalisi a bordo di un furgone enorme bianco e quando siamo tutti riuniti sotto al palco a montare il backline di due band, spero vivamente di avere un minimo di voce e che tutte le cure in corso mi aiutino ad affrontare questa nuova sfida live senza tante menate. Il momento della cena è una figata, perché in cucina il festino Cingalese è in pieno corso e Thomas ci confessa che di solito le band mangiano semplicemente una pizza, mentre in questo caso passiamo un’ora abbondante seduti ad una tavola rotonda ordinando prelibate bottiglie di Cirò e portate di ogni forma e colore. Al di là del solito problema provinciale che in generale il pubblico arriva molto tardi perché si incastra nei due bar nel centro di Vittorio, post cena tutto il pubblico aspetta comunque al bar d’entrata a piano terra, dove c’è la consolle del dj, questa sera gestita dalla bellissima e sempre super in forma Arianna, la quale fra le varie mi confessa che il buon Alles (ai tempi nostro capo furgone di volantinaggio), dopo 20 anni, si è tagliato il mitico ciuffo alla Cure. Durante i Novalisi, salgo nella sala concerto, cercando di scaldarmi con degli ulteriori buoni Negroni pre performance de Il Cane. I Nova stanno crescendo sempre di più, hanno un nuovo chitarrista molto bravo, ma si sente poco e soprattutto si muove pochissimo, risultando nell’insieme un attimo fuori contesto, quasi timido. Evidentemente ci vuole del tempo per integrarsi all’interno di una line up da tanto tempo così solida. Infatti sono già passati ormai due anni e passa da quando gli ho registrato e prodotto il primo disco, e ad es. le canzoni di quell’album dal vivo stanno cambiando, risultano quasi più punk, nervose, c’è della tensione che mi garba un sacco. Quando è il nostro turno la stanza si svuota perché vanno tutti a fumare, incrociamo pure il buon Gino Patrizio il quale non può fermarsi perché come al solito alle 4 attacca a fare il panettiere, e ci blocchiamo al bar di sotto a prendere da bere e del tempo invogliando la gente a salire. A parte l’intro con “Nero” ai tamburi, la voce uccisa in un marasma di fischi, quando siamo alla terza canzone il locale si riempie, il pubblico è interessato e noi incominciamo a rodare di brutto; la coppia Pierasco – Scala non perdona, spacca tantissimo, mi rilassa e fa sentire molto più sicuro. La batteria è rialzata, ogni volta che posso perché non devo cantare, salto sul piccolo palchetto e suono la chitarra ridendomela alla grande con il mio complice percussionista Andrea. La mia voce tiene abbastanza botta, il fatto di non cantare da più di una settimana ha sicuramente dato il tempo alle mie corde vocali di disinfiammarsi, ma il percorso è ancora molto lungo, prima della famosa operazione. Vendo dei dischi, fumiamo, ci rilassiamo, beviamo facendo pubbliche relazioni con Paola, Elvey eye, Thomas, la super Arianna, mentre Marta mi tiene compagnia evitando la bibita perché preparata e gentilissima mi riporterà all’ovile udinese, dato che (fra le varie) domani attacco le registrazioni delle chitarre di Ena. Sarà difficile dimenticare gli occhi e lo sguardo particolare di quella fanciulla dalle quattro lacrime tatuate sul volto… Grazie Marta.

Il Cane + A Modern Way To Die

Chakra Lounge – Catania

Proviamo a vedere se riesco a ricordarmi qualcosa… mmm… so che gli ultimi giorni prima del volo sono imboscato nella dimora Dainese con la Ena a fare le riprese delle super chitarre elettriche del nuovo disco degli Alba Caduca. Venerdì attorno alle 22.00, in totale coincidenza con il concerto degli alfabox al Teatro San Giorgio di Udine, proprio quando tutti gli Alba lasciano il nido, veniamo a sapere via sms che gli Alfa hanno già iniziato a rockeggiare on stage. Dunque cambiamo tutti i programmi della squadra (inizialmente formata da Pierascador, Marta, Marty e Giove) e ci troviamo costretti a buttare nel cesso i biglietti già acquistati e smontare tutto lo studio, organizzato in precedenza nel bel mezzo del salotto di casa. Verso la mezzanotte abbiamo ancora quattro ore di stallo prima di partire in macchina con Marta e raggiungere l’aeroporto di Venezia, dunque ci concediamo giusto un piccolo assolo di drink alla Taverna dell’Angelo, contraddistinta da un Pierascador alticcio che lascia la recente e nuova veste da regista fotografo, per improvvisarsi in quella super efficace di prestigiatore con dadi… un capolavoro: non mi è ancora chiaro come faccia tutta una serie di trucchi magici. Il viaggio per Venezia è una passeggiata; Marta guida benissimo, Pierascador collassa e il sottoscritto tiene botta fino a poche decine di minuti prima dell’arrivo. Siccome la vita è tutta un boomerang, ovviamente al decollo in aereo mi accorgo che la hostess dietro di noi è Nicla di Steve, la saluto e me la rido un sacco per la coincidenza pazzesca. Mi addormento immediatamente, non sento il decollo, non sento nulla; mi sembra di essere tornato ai tempi d’oro, quando prendendo voli low cost in loop, ero costretto a farmi delle nottate deliranti in stallo a Stansted, salendo nelle medesime condizioni fisiche sui voli. All’atterraggio mi sveglio di colpo con il classico mal d’orecchie modello otite, che mi accompagnerà per buona parte della giornata. All’uscita dell’aeroporto di Catania (oltre alle solite zingare in piena elemosina) c’è un sole incredibile; senza troppe ansie, moriamo e aspettiamo mezzi nudi seduti sul marciapiede a pochi metri dalle forze dell’ordine. Luca e Stefania sono un attimo in ritardo, e comunque si deve aspettare Andrea che arriva da Roma, all’abbraccio ci fiondiamo subito a bere Peroni in un bar della zona, prima del meritato riposo collettivo, ovviamente non prima di una super mangiata nel giardino di casa di Stefy. La caratteristica di questa tre giorni è il fatto che andiamo sempre a dormire con il giorno per poi svegliarsi al tardo pomeriggio, risultato ovvio? Leggeri problemi spazio temporali, non si sa mai se si è al giorno prima o al giorno dopo… La dormita è una bombetta, mi sento abbastanza preciso, ma sono un pochino agitato perché (a parte il mac, la scheda e il mixer) si deve utilizzare l’intero backline degli splendidi A Modern Way to Die, dunque personalmente non so cosa troveremo sul palco. Dopo Nicla, la seconda splendida coincidenza di questo weekend catanese è sicuramente quella che anche Amauri (grazie a Carmelo), oggi suona a Catania al Teatro occupato: siamo rimasti che se finiamo il soundcheck ad un orario decente magari possiamo muoverci e fare due pezzi in acustico in apertura. Ovviamente questa cosa non succede perchè dopo un sacco di logistiche e ritardi, alle 22.30, e passa siamo ancora sul palco del Chakra Lounge a cercare di trovare un suono piacevole e funzionale. Il problema di base sul palco incomincia ad essere una costante, non ci sono i monitor e le uniche casse dell’impianto posizionate dietro alle nostre teste, servono per il suono in sala, in pratica c’è un rimbombo devastante e la mia voce non si sente molto, sono costretto ad urlare sperando di non devastarmela del tutto… Fedele alla linea, direi esattamene tutto quello prescritto dal dottore pochi giorni prima: non fumare, non parlare, non cantare, non bere. Le fondamentali guerriere della truppa che si aggiungono ai gentilissimi A Modern Way to Die, il fonico Fabio e Lucio e moglie del locale, sono ovviamente Valentina aka Elvira e la ragazza di Luca, Antonella. Quando verso le 23.30 Patrick tatuatore e cantante degli A Modern zompa on stage, la sala del concerto si riempie immediatamente, e anche se c’è un buio pazzesco, la loro new wave massiccia spacca e l’atmosfera darkofila mette subito a proprio agio tutto il pubblico ricco di un sacco di loro amici. Durante la performance mi permetto di illuminare con l’accendino la pedaliera del chitarrista più alto, totalmente al buio. Quando è il nostro momento sono decisamente più nervoso del solito, ordino dell’acqua gassata per il palco che mi arriva senza bollicine perchè il titolare Lucio in realtà è un pochino sordo. Partiamo con “Nero”, e i tamburi come sempre aiutano; la gente si avvicina, Stefy e altri due ragazzi ballano sotto al palco, come osservo fra un accordo e l’altro, l’espressione incuriosita del ragazzo che ha affittato i piatti della batteria per la serata. Con il fatto che non ho potuto portare la chitarra, siamo costretti a saltare una serie di brani nuovi come “Spettri” e “Vero”, ma devo dire che in generale suoniamo precisi, ci lasciamo abbastanza andare, e anche se non si è provato, i brani tornano, e tutto il lavoro fatto nelle altre 15 date del Boomerang tour è la nostra reale salvezza. Poco prima di “Dune” appaiono il Milea e Amaury, cerco di mantenere la concentrazione e non emozionarmi troppo, ad essere sincero credo che Amaury non mi abbia mai visto cantare e suonare la chitarra su un palco. Il pubblico è preso bene, si muove, di solito a Catania è molto fermo, con il fatto che sono amici degli A Modern, abbiamo una “preferenziale”, siamo un attimo paraculati eh eh! La serata degenera, mi spendo 40€ al bancone in birre perché il cachet è a percentuale sui biglietti e il bar… ovviamente al momento dei conti, arrivano comunque meno soldi e non riusciamo neppure a rientrare dei soldi dei voli aerei già anticipati da Stefy e poi coperti di recente con la cassa della band. Non è un problema, ne vale decisamente la pena, i giorni a seguire molto molesti con i nostri nuovi speciali amici Stefy, Luca, Antonella, Elvira e Patrick saranno da oscar, a partire dal mio nuovo tatuaggio “concettuale” sul braccio che renderà impossibile dimenticare questa tre giorni selvaggi: “Hey Patrick ho capito cosa voglio tatuarmi: Patrick!” e quando il lunedì pomeriggio in studio sono sotto i ferri, un collega tatuatore di Patrick mi domanda incuriosito: “Ma scusa perché ti stai facendo tatuare Patrick?”. “Perché è il nome del tatuatore, è la sua firma right?… robe da matti! Grazie siciliani, spero di vedervi in Friuli presto.

Il Cane

>Dalla Cira – Pesaro

L’eroe indiscusso di Porto San Giorgio è decisamente Stefano “One Love Banane”; sarà difficile dimenticare il suo cane Birillo, il pranzo da urlo al ristorante in centro e soprattutto la corsa in Vespa per i colli di Porto San Giorgio, uno spettacolo geniale che lancia il sabato sera off ospitati, coccolati, viziati e ubriacati alle Officine Indipendenti di Teramo. Il gancio è la bellissima Anita e prima ancora i guerrieri Edith, grazie al concerto chiuso di recente… diciamo che si è preso totalmente in parola il barista: “Dai ragazzi passate a ritrovarci presto, non fate passare troppo tempo…” sono bastati due weekend eh eh! Il risveglio da Anita incomincia ad essere un rituale: questo giro il suo cane Ughetto decide di sbattermi la sua sacca pallacea direttamente in faccia, svegliandomi a scodinzolate sul lettone della sua speciale padrona. Scrivo a Diego per sapere l’orario del check a Pesaro, dato che siamo a 2 ore di macchina e so che si suona per l’aperitivo. Mi inoltra il numero di Francesco del locale, avverto che ci servono i fusti della battera e un ampli di chitarra, pranziamo di lusso e per le 18 arriviamo a destinazione. Ho già suonato in passato dalla Cira, peccato che al momento non mi venga in mente con che band, basterebbe andare a rileggere questi blog, una cosa è certa, la guerriera e padrona Cira me la ricordo bene, indistruttibile! Francesco è molto gentile, mi domanda dei Chewingum e gli spiego che sarebbe figo incontrarli, ma so che questo weekend sono in giro con Maria Antonietta, dunque la vedo difficile. Il palco è spazioso e ordinato, come la battera e l’ampli a transistor della Marshall suonano di brutto. Il dj amico di Daniele Rotella, il fonico e Francesco sono super alla mano, e mentre facciamo i suoni nel tipico bar da lungo mare, una stanza adiacente a quella del concerto pullula di gente della domenica che gioca a ping pong, beve, si sfonda di stuzzichini dell’aperitivo. Provo la mia voce a puttane nel 58 sul palco, penso a quanto probabilmente sarebbe piaciuto questo locale a mia madre, mi sale la malinconia o come cavolo si può chiamare uno stato emotivo del genere, cerco di abbatterla con dei Negroni, forse se mi ubriaco e mi lascio andare, quando devo cantare delle parti di voci al momento impossibili, almeno strillo e non mi blocco… Con il concerto di questa sera si chiudono le prime dodici date di questo Boomerang tour e nei prossimi giorni dovrò concentrarmi e lavorare sull’editing del disco degli Alba, e anche se si sono posticipate le registrazioni delle loro chitarre e le date in Sardegna dei BCO ovviamente sono saltate, non ho poi così tanto tempo a disposizione per chiudere questo lavoro un attimo prolisso. Anche questa sera quando iniziamo il festino on stage, chiudendo probabilmente la sala ping pong, paradossalmente il locale si svuota e rimaniamo in pochi ma buoni. I pezzi con i tamburi partono bene e per la prima volta riesco a cantare interi ritornelli spingendo ma sulla mia solita ottava bassa tutto sommato credibile, basta convincersi. I presenti sono presi bene e pure noi nel relax della domenica ci sentiamo a nostro agio, mi piace questa cosa di suonare alle otto di sera. Proviamo anche “Alla Grande” ma mi dimentico di dire ad Andrea battero di far partire la base con il nuovo synth preparata appositamente in viaggio di recente, dunque dopo pochi giri inevitabilmente Pierasco perde la metrica, io sono ai tamburi, canto il testo ma qualcosa non gira come dovrebbe, step by step… “Dune” come “Al fiume” vengono apprezzate molto, e come ormai per routine, sono quelle che ci faranno vendere ben cinque dischi, speciale certezza e sorpresa di questo tour del terzo disco. Andiamo a dormire presto, sento Marta bevendo una Menabrea sul terrazzo al quarto piano di una casa nel centro di Pelago, c’è caldo, è presto, ho la panza piena, le glicemie in regola ma una strana sensazione: sono più felice del solito.

Il Cane

Alvin Bistrò – Porto San Giorgio (FM)

Tornare il lunedì dopo dieci date in undici giorni, ubriacarsi con tre Negroni notturni in taverna con Marta, svegliarsi accompagnati completamente senza voce e decidere incoscientemente di provare a smettere di bere e fumare per ben quattro giorni è l’inizio della fine… La disintossicazione sommata al costante editing sulle battere degli Alba Caduca, la tachipirina, il sudore e lo stress, fanno partire in modo esponenziale il mio classico tilt o vizio di arricciarmi i capelli, peccato che me li strappo direttamente tutti, costringendomi a farmeli tagliare a zero da Marty e una volta arrivati al locale di Porto San Giorgio, ordinare la mia prima birra della settimana. Ad accoglierci uno staff bomba uguale: il giovane titolare Carlo e la sua ragazza molto carina (anche se il destino li farà lasciare proprio in serata) il cuoco Steve dalle mani e cuore mega giganti, Diego (già booker per i Chewingum) e un’ultima sua amica con i capelli corti tutta mignon della quale non ricordo il nome. Andrea, per meno di 20€, arriva in corriera direttamente da Roma, peccato che il TomTom incasina le vie e ci manda a prelevarlo a 20 km di distanza in mezzo a dei colli nel nulla. La parte del locale dedicata al concerto è molto piccola, c’è un palchino microscopico all’uscita della cucina, già totalmente occupato da una batteria. All’arrivo di Diego, un attimo indaffarato perché questa sera oltre al nostro concerto, deve seguire altre due serate in altri due locali, montiamo due aste per i microfoni, l’unica cassa dell’impianto, un ampli di chitarra vox a transistor un attimo scarburato e ci siamo. Non si sente molto bene, però confido sul nostro entusiasmo che a cena si impenna dato il quantitativo mostruoso di cibo che arriva a rate dalla cucina, celebrato da ben nove “Buon appetito” della ragazza di Carlo. Steve cuoco è di una simpatia e gentilezza disarmante, dreadlocks, il tatuaggio “One Love” sulla schiena e un atteggiamento decisamente cristiano e non cattolico, ha due figli, vive separato da svariate donne, lavora come cuoco la sera e giardiniere di giorno, seguito costantemente da Birillo: uno splendido cucciolo di cane, incrocio fra una Bulldog e un volpino. Continuo a non fumare e quando arriva il momento di incominciare, il rituale della sigaretta propiziatoria pre performance manca da fare schifo, sono agitato e per segnare il territorio come si deve, partiamo con “Nero”. Il locale è pieno, sono tutti al bancone a pochi centimetri dal mio crash rotto della Ufip. Non so che succede, ma finito il brano è ufficiale: si è svuotato il locale, la gente è uscita tutta in strada a fumare, senza neppure assistere al gig dalla vetrina esterna… La frustrazione mista a panico, è capace di renderti pure obiettivo, vado al Mac e per la prima volta faccio partire “Hells Bells” degli AC/DC a tutto volume, invitando Andrea battero a suonarci sopra. Il problema di base è il suono di chitarra distorto, fuori contesto che copre le linee di basso e spara tutti in un dimensione precaria, anche se stiamo suonando le nostre parti in modo corretto sembriamo tutti fuori tempo e stonati. Per fortuna ad un certo punto Steve esce dalla cucina e noi per la prima volta nella storia de Il Cane improvvisiamo una nuova versione equo bongara di 20 minuti di “Alla Grande”, forse la cosa più divertente degli ultimi anni. Il coraggio e l’autostima crescono quando infilo la chitarra senza D.I direttamente nel mixer, e riscopriamo il nostro equilibrio di suoni puliti, suonando “Dune”, “Male al dente”, “Al fiume” tutte le lente come alla fine la nuova “Spettri” che coinvolge molto di più il pubblico, aiutandoci a vendere 4 cd. Sinceramente so che esco dal locale in strada e decido di rilassarmi fumando dopo 4 giorni di astinenza. Risultato? Non mi ricordo nulla, so di aver compilato il borderò, di essere stato pagato, di essermi bevuto l’intero golfo ma non con lei, di aver visitato la splendida e medievale Fermo per cercare la casa di Diego, di aver a malincuore lasciato Steve al locale, perché Steve è a piedi e noi non si ha posto in macchina… per fortuna l’indomani faremo un pranzo galattico assieme forse nel ristorante più figo di Fermo. Ora che incomincio a saper suonare le mie parti di chitarra, e ricordarmi i testi dei brani, ovviamente perdo la voce. Se non vado in ansia prima di un concerto de Il Cane, forse non sarebbe un concerto de Il Cane… prepariamoci per la mina del concerto di Pesaro prevista all’aperitivo di domenica e ovviamente all’incontro con la guerriera Anita e tutta la crew abruzzese delle Officine Indipendenti di Teramo per stasera! Boomerang…