matteite

elio p(e)tri

Bardamù – Terni

Arriviamo in anticipo, più o meno, Andrea (titolare e amico di Emi) è affiancato da Cristiano e in un secondo momento in serata da un ragazzo colombiano decisamente gentile e generoso… Il locale ha un tiro un pochino fighetto, di solito credo facciano serate salsa e meringhe, ma questo è ininfluente perché Emi ha invitato un sacco di amici e il deal con Andrea è a percentuale sul bar; in pratica è come se avessimo preso in affitto il loco e tutta la responsabilità nella gestione dei suoni, della stessa console con la musica durante la serata, la cena, gli orari, il mancato catering è a carico nostro… Alle 21 di sera e passa siamo ancora incasinati a cercar di capire come fare uscire le basi dal mixer della sala. Per fortuna il Viet si improvvisa, e dopo che propongo di smontare tutto e di collegare direttamente i nostri tafanari all’impianto, il collega trova il tasto magico. In sala c’è anche Giulio, un amico di Emi che ha anche suonato alcuni piani nel disco. Ufficialmente dovrebbe darci una mano con i volumi dal palco, in pratica ci mostra una manciata di monetine dicendo che è senza dindi e che sarebbe carino se gli offrissimo da bere come paghetta per la sua performance sul cd. C’è un po’ di tensione, ci sentiamo un pochino lasciati soli, allo sbaraglio, la pizza ripiglia un minimo e aiuta specialmente Emi a gestire le pubbliche relazioni con gli svariati amici giunti puntuali all’appello, ma inevitabilmente ignari della situation tecnica un attimo precaria. Poco prima della performance scattano una serie di drink forti per smollare la tensione in compagnia di Giovanni (detto Deison per il suo amore per i Meathead e la loro evidente somiglianza fisica) e la sua timida ragazza dal rossetto indelebile. Il Viet è ubriaco, o per lo meno sta facendo di tutto per lasciarsi andare! Il concerto fila, un attimo freddo, c’è molta gente, ma sono tutti seduti sparsi per la sala, c’è un bimbo molto piccolo che balla tutto eccitato, c è un fusto di birra pieno che blocca la mia cassa, c’è lo slogan che spinge dentro tipo: “A chi serve musica come questa?”. Saltiamo La ricetta dell’uomo perfetto e schizziamo avendere cd a offerta libera fuori e dentro il locale. La risposta è difficile, cerco di venderne uno a un amico di Giulio, ma Giulio interviene e dice che ne avrebbe masterizzato uno direttamene lui e mi domanda pure come mai non sono a Firenze a vedere il concerto degli Ulan Bator…!? La vita è una menata psichedelica, per fortuna che non c’è il giro di Ferruccio dei TV Lumiere a completare questa lista della spesa di freaks. Il resto della seratina è caratterizzata da un pagamento striminzito di Andrea dovuto a un fondo cassa iniziale di 180 euro del quale nessuno chiaramente sapeva l’esistenza, un’orgia di shottini e danze moleste con il Viet che alternato con Silvia occupa la console, suonando tutta la mia libreria di iTunes compresi alcuni brani del nuovo disco del Cane che senza mastering spaccano già di brutto, una fuga in macchina verso la dimora di Silvia con tanto di stop dei carabinieri dopo pochi metri senza nessuna conseguenza sulle nostre patenti, un pranzo alle tre del pomeriggio del giorno a seguire nella splendido e ospitalissimo nido Angelelli.