Riprese video – Juice – Trieste
Ricomincia il festino! Dopo una settimana scarsa di mancato relax con base triestina, finalmente si riparte, in principio per una due giorni esclusivamente friulana. Emi deve arrivare da Roma come al solito, non necessitiamo di vere e proprie prove, però dato che si deve improvvisare un pezzo in acustico per le riprese di domani mattina a Trieste, il Matteino decide di chiedere ospitalità al buon Davidonzo, a Lonca di Codroipo. L’idea ha senso, Davide ci vizia e ci tratta come dei principi, con una cena e un’ospitalità quasi surreali, ricambiamo con delle prove discrete, poco rumorose, e a detta del Moro (presente in salotto mezzo allegro) impeccabili! Una volta scelta Racmaninov come brano per l’esperimento giuliano, decido di coinvolgere con ottimi risultati Lorenzo il Moro in veste di rumorista. La partenza il giorno a seguire è un attimo traumatica. Chiaramente si è dormito pochissimo, ma perlomeno al risveglio risolvo il problema acidità di stomaco (e glicemico) con degli gnocchi da urlo, buttati al centro dal buon Davidonzo. A Trieste diluvia, ci perdiamo spesso con Michele e Fulvio (rispettivamente regista e fonico del video) inseguendoci con le macchine per il centro della città alla ricerca disperata di una location adatta e non troppo bagnata! Quando stiamo per gettare la spugna in pieno diluvio su un molo vicino alla stazione dei treni, mi accorgo che dietro un edificio il vento tira decisamente di meno e convinco la squadra a spostare tutto e a montare il backline al volo. Credo sia durante la seconda versione di questo piano sequenza che il sole appare perfettamente a tempo sull’entrata del ritornello e anche se mi mancano gli zuccheri, non mi sento bene e suono come un “autistico “, la fortuna è dalla nostra parte. Mi emoziono all’ascolto della nostra performance dalle cuffie della videocamera, è decisamente tutto tranne che low-fi. Siamo molto felici, i cinque litri di Montepulciano acquistati dal vinaio del Pigneto da Emi ci aiutano a superare le temperature siberiane e soprattutto a farci trovare il coraggio di investire 12 euro a testa per sfondarci di cibo dalla mitica osteria Siora Rosa. Ormai fra Il Cane, Honeychild Coleman, Dejligt e Il moro e il quasi biondo la sperimentazione al Juice e soprattutto l’amicizia con i titolari Eros e Stefano sono più che consolidate, così affrontiamo con spensieratezza le problematiche tecniche e abbiamo solo voglia di fare festino fino a orari da brivido. Ad aprire la serata ci sono i Superegos del Viet, che in accoppiata con Tommy riscaldano e divertono i loro svariati amici adottati dalla città giuliana per gli studi universitari. La pizza recuperata con Chiaretta assieme a delle vodke pre gig in pizzeria miaiutano a trovare la concetrazione migliore, mentre cerco un equilibrio durante le public relation con i conoscenti. Emi attacca il gig con uno slogan bizzarro tipo: “Tranquilli, non sono slavo”, tranquillizzando il pubblico se non si capisce niente dei testi. Io e il Viet ridiamo stupiti, il pubblico sorvola, forse è una molotov tale che nessuno ha voglia di capire cosa intende dire. Non ricordo molto del concerto, so che si ha un tiro figo, ma non si capisce se il suono fuori è piacevole o un disastro completo. So solo che nella ricetta dell’uomo perfetto entro a una velocità improbabile (sembra un pezzo dei Ramones) e che in altri brani non riesco a trovare un feeling sufficiente con gli altri due colleghi, che però, in compenso, a detta di Eros (al momento del cachet) si sono finiti un’intera bottiglia di vodka; chiaramente anche io ho fatto del mio meglio nella missione. A metà serata, dopo il racconto della padella graffiata di Marisa con i fratelli Russo, quando il cugino Tony, il Carli e altri amici hanno già gettato la spugna, compaiono Davina Vitamina (che fomenta zizzanie buttandogliela a Chiara), il profumatissimo Antonio, responsabile delle serate Iota assassina (assaggiata a pranzo dalla signora Rosa), Andrea Rodriguez del Tetris e soprattutto la speciale Ele che, in accoppiata con un altro simpatico fanciullo, cambiano drasticamente il mood di tutta la squadra tranne quello di Chiara, che anzi è degenerato del tutto. Durante un jam gentilissima, ma estremamente speciale alle quattro del mattino con i pochi ma buoni rimasti, mentre obiettivamente rimandiamo lo smontaggio al giorno dopo, la principessa sbotta e mi preleva dal palco sostenendo che è da ore che vuole schizzare a casa. Emi si trova in mezzo a uno sclero improbabile in mezzo alla strada, caratterizzato da lanci di bottiglie, mancate ” botte” di coppia, lanci di giacche all’alba dalla finestra e stati confusionali chiariti solo il giorno a seguire con uno splendido, rilassante ed efficace pranzo con l’ormai canariense cugino Tony. God save the Queen!