matteite

elio p(e)tri (+ Semerssuaq)

Glue – Firenze

Si parte e come ogni nuovo progetto c’è tutta la tensione e l’emozione della prima volta dal vivo assieme. Si è passato cinque giorni speciali assolutamente ospitati serviti e riveriti dalla gentilissima Anna coordinata con il vicino e amico Ale di Casarsa. Celante è un paese di otto abitanti nelle montagne pordenonesi; loro sono due degli otto e la sera prima del nostro arrivo una frana li ha isolati del tutto, costringendoli a lasciare i loro mezzi a un chilometro dal paese e imponendoci un inevitabile trasporto su cariole del nostro backline, caratterizzato da svariati viaggi sotto alla pioggia. Oltre a me ed Emi il nuovo arruolato alle tastiere e al basso è il giovane e talentuoso Francesco “Viet” Nguyen, una persona decisamente rilassata, concentrata, direi il perfetto equilibrio fra la pazzia cronica del sottoscritto e l’anda finto-bradipa del buon Emiliano. Siamo in anticipo sulla tabella di marcia, almeno credo, e quando arriviamo al Glue e abbracciamo il responsabile della data e amico Mr. Gallicchio mi accorgo che siamo decisamente in orario. Il locale verde pistacchio ha le pareti ricoperte di poster dei miei ex colleghi francesini (che suoneranno a giorni) e dei quadri di due ragazze molto carine che in serata disegneranno in diretta durante il concerto, proiettate sul muro del palco alle nostre spalle. Al mixer c’è Vanni De Glaen che incrocio oramai regolarmente e che a sorpresa verrà raggiunto anche dal batterò De Glaen che non vedo invece da anni… C’è la festa di compleanno di una ragazza, il locale ha imbastito un cathering carino del quale veniamo fortunatamente invitati ad approfittare, con l’imbarazzo del Viet da una parte che non conosce la festeggiata, e dall’altra quello degli invitati che ci guardano decisamente non come rockstar…ah ah!? A panza piena si ragiona meglio, si scelgono delle camice strette nei camerini, si salutano amici umbri arrivati apposta per la prima, si pensa alla scaletta mentre qualcuno si asciuga i piedi con il phon, si cerca il relax dentro, anche se il nervosismo prevale senza ombra di dubbio. Il concerto fila, i cinque giorni di prove sono serviti, le parti arrivano da sole, senza dover pensare troppo. Il palco è in discesa e quando ho inchiodato la battera non l’ho preso in considerazione. Suono di sbiego, mi adeguo e ascolto la voce fragile di Emi che deve ancora trovare il carattere necessario per imporsi a modino, per raccontare le sue storie in modo più efficace, ma siamo alla prima ed è tutto da fare, smontare e rifare. Sentiero rosso mi emoziona, come il finale di Canzone del dormire, dove mi sembra essere uscito da un film anni ’70. Forse un giorno avremo spazio in macchina per caricare un violoncello e l’omino che lo suona evitando i violini di Lucia nelle basi. La gente reagisce bene, incrocio Anne Sofie, ci affidiamo completamente a Veronica che ci porta in un locale fumoso dove guardandola ballare assieme ad Ale, Viet ed Emi, incrocio pure a sorpresa il Gabri di Prato che menzionando Caroline manda il sottoscritto abbastanza in depressione… Il finale è da copione: pasta alle 6 del mattino, il Viet che dorme sul divano, Emi che si piazza nel lettone dove volevo finirci con Veronica e lei che di “conseguenza” rimane in compagnia di un altro guest molto gentile e molto fiorentino. See ya later