Blue Dahlia- Maria di Jioiosa Jonica (RC)
Ci svegliamo alle due del pomeriggio in relax. C’è una giornata di sole splendida e anche se il vento spacca le palle, decidiamo di mangiare dei panini all’aria aperta. Una volta a Gioiosa l’incontro con Ruggero del locale è quasi epico: ci conosciamo da sempre, la prima volta nel ’94 con i Jitterbugs e i Chokebore. Il Blue Dahlia è stato ridipinto e curato nell’estetica e probabilmente anche nel suono, che tra l’altro organizziamo in breve tempo, coscienti della possibilità di suonare a massimo volume anche in spazio così ridotto. I ragazzi dell’altro gruppo, Giuliano e Mauro, sono in ritardo spietato perchè la finanza in un paesino sperduto ha deciso di ribaltargli la macchina. Al rituale della cena, quello più dolce, non manca una pasta buonissima, delle tartine piccanti, fiumi di vino rosso, caffè, Amaro del Capo, dolcetti, risate e discorsi molto interessanti con i nuovi vicini di palco milanesi. Al momento del concerto il locale si riempie, però Ruggero si sente poco bene e ci troviamo senza uomo al mixer. C’e un attimo di panico generale, ma in realtà Giuliano ha un suono super relax e ci mettiamo poco a ricorreggere i volumi della sua voce nell’impianto. Il nostro gig è decisamente più difficile, sono stati invertiti dei canali e abbassando il volume delle basi nell’ impianto e nei monitor in realtà perdiamo anche la voce e ci mettiamo gran parte del concerto per trovare un ascolto umano e sentirci a nostro agio nuovamente. Questo però non uccide l’entusiasmo del pubblico che fin dalla prima canzone è presente, sufficientemente caciaroso, insomma decisamente festaiolo! Questo giro il buon Pierasco mi deve una birra perchè il Matteino riesce pure a spiegare l’aneddoto di Here I stay riscuotendo un ottimo feedback dai presenti. Stiamo rifacendo partire la serata, Rosa (moglie di Ruggero) mi prega di suonare altri brani anche se la scaletta è finita, così chiedendo al pubblico (non più vergine) qualche preferenza, in risposta partono dei cori con svariati titoli. Tutti si ricordano i brani, c è chi urla Nero, chi Dune e via dicendo! Vendiamo dei dischi, ci riempiamo di bibite, balliamo e la serata degenera fino alle cinque del mattino, quando dopo quindici chilometri di tornanti collasseremo stanchi morti in una casa dove entra la pioggia dal tetto e scola dritta sul letto di Pierascador e Caio. Grazie al gatto e alla volpe per la comprensione durante tutta questa dodici giorni di chilometri e risate!