High Foundation Festival – Ferrara
Che dire se non che siamo emozionati come al nostro solito… Afghan del Link ha organizzato con Tommy e un sacco di altri simpaticoni del giro Natural (e non solo) un festival reggae di quasi un mese nello spettacolare parco urbano G. Bassani di Ferrara. Perdo, già booking di Honeychild Coleman, ha deciso di piazzare Il Cane come headliner nell’ unica serata pseudo indie del meeting. Siamo lusingati! Arriviamo in loco puntuali; Simo, Matteite, Chiara con macchina fotografica e il buon Pierascador. Siamo con il mezzo di Simo, perché la Multipla maxi risparmio a metano di casa Pierascador (come previsto fin dalla prima data) è stata definitivamente venduta. Sotto il tendone, sia al bar che nell’area basckstage, c’è un caldo fotonico e un’umidità che ti appiccica pure la sacca pallacea. Cerchiamo di sconfiggere il tutto con delle birrette ghiacciate mentre aspettiamo una delle due band di supporto (Tonight We Dance, con tastierista giordie di Newcastle) che dovrebbe mettere la cassa e il timpano. Passiamo delle ore a ciaccolare con i presenti ricostruendo un po’ tutta la squadra del mitico Natural headquarter, via sms invito titubante il Fusa e la Zizza, e con grande sorpresa e immenso piacere l’animale (dopo ere di silenzio) risponde in bomba rinviando però il festino perché ha Nada in Studio. Dopo il soundcheck e una sfondata di piadine alla salsiccia, finiamo con gli strasimpatici Tonight we dance a bere vino discutibile, caffè, grappe e rum da una domenicana che ha un baracchino all’entrata del parco. Ad accoglierci ci sono anche due cavalli parcheggiati fuori, gestiti da una bambina di 8 anni che li monta e risponde a tono a tutta la truppa, con un anda e un controllo così avanti da farmi sentire un mona come al mio solito. Inizia la festa; i ragazzi salgono sul palco mentre parlando con Perdo scopro che si è dimenticato di avermi garantito via mail anche l’alloggio. Si organizza con Afghan e schizziamo a fermare delle camere in un Hotel già incrociato in passato, perdendo però completamente lo show super Helmet dei compagni di merende e aperitivi. Seguono i Ballamulè, gruppo folk-etnico con un sacco di componenti che coinvolge decisamente il pubblico alzando il tiro della serata. Quando è ora del Cane siamo tutti belli allegri, ma la concentrazione misto agitazione è un cocktail che amo e “spesso” quando non suono la battera mi ripiglia di default. A parte un pochino di problemi con il volume della voce nelle spie nei primi due brani, il concerto parte alla grande. Sappiamo bene che il Cane è un progetto nuovo e si ha la responsabilità di muovere sotto il palco tutta la gente (tantissima) che ascolta lontana, fuori dal tendone, ai bordi della pista. Domando a tutti se hanno la diarrea come al mio solito, vado giù duro e incredibile ma vero la logorrea della Matteite funziona, dal quarto pezzo la gente si prende bene, balla sotto il palco e anche quelli distanti sono decisamente presenti. C’è caldissimo ma chi se ne frega, Dune diventa lunghissima modello Let go ego dei francesini del cazzo, rifacciamo alla fine anche Nero con la quale ogni volta, aprendo il concerto, non parte con l’energia giusta. Sono emozionato, sono le ultime date di questo disco a nemmeno un anno dalla sua uscita (sono oltre la quarantina), il disco nuovo è solo da mixare, se seguiamo questo piano strategico forse riusciremo a dire delle cose in loop senza che la gente si dimentichi delle recensioni, dei concerti, insomma riusciremo a crescere, l’emozione più forte credo. Dopo che siamo passati nel pomeriggio alla dimora abbandonata dei morti a Valvasone per recuperare i cd, ancora distrutto scendo dal palco e schizzo a vendere il prodotto fra tutti i tavoli del parco mega gigante; sì, come l’omino delle rose, come quelli che ti lavano il parabrezza agli incroci, però ne piazzo 23 a cifre diverse, conosco un sacco di gente nuova, qualcuna mi chiede l’autografo, altre mi snobbano, altre vorrebbero fare ginnastica artistica, altri mi offrono un pacchetto di cicche con tre sigarette, un accendino e un goccio d’acqua a parte, che scopro (solo dopo) essere allungata con lo zucchero perché piena di drogucce divertenti… E’ molto difficile fare questa operazione, spesso ti senti umiliato, ma la gente non si avvicina più al banchetto e questa mossa oltre a farci dividere dei dindi, promuove il progetto, la mia voglia di fare festino e di dire delle cose a gente nuova.