Pomopero- Breganze (VI)
Leggero mal di testa, leggerissimo, cosa molto rara nel mondo della Matteite, anche se lo sguardo da gatta della ragazzina che mi ha appena preparato il caffé nel bar da Silvia in centro a Breganze, è meglio di un oppiaceo. Ma torniamo a ieri. Siamo in rodaggio per il tour di marzo e questa è la seconda data buttata gentilmente al centro da Mr. Teno dopo che si è ospitato i suoi Muleta alla presentazione live del nostro disco, lo scorso 27 gennaio al Tetris. Partiamo verso le 16.00 da Pordenone; il sottoscritto come al solito ancora prima in treno da Udine, poi via di Multipla a metano del babbo del Pierascador, Caio alla guida, Il Cane in assetto Shot gun, Pierasco dormiente in the back, master Novalisi post Fungolo come sottofondo. È prevista neve attorno alle 10 di questa sera e chiaramente non abbiamo né le catene, né le gomme termiche e, nella coscienza o non, neppure la paura di essere fermati o ancora di più di slittare con l’auto. Fila tutto “liscio”. Il locale è decisamente carino, c’è la solita ansia di non poter far troppo casino, ma questo in certi posti è un po’ uno standard che viene spesso messo in discussione dal momento in cui si conosce il proprietario di fronte ad una bibita. Teno, Giovanna e Davide Branduardi sono subito dei nostri e il soundcheck è molto rapido e appunto a volumi quasi ridicoli. Mentre compilo il borderò ciaccolando su Trieste e la Slovenia con Davide, opto per investire il buono pasto e il buono bibita in due mezzi litri di bianco che centellinerò per tutta la serata. Stessa menata per Caio che salta la cena ma sale on stage con 4 vodka tonic da cinebrivido che stenderebbero anche un toro. Quando sono le dieci e mezzo, diamo inizio anche al nostro metodo di danza: “hey Caio mettiti la camicia per suonare”. Saliamo sul palco e se la toglie alla fine dell’intro… C’è una bella pacca e il suono non è quello del check, Teno ha alzato tutto e in più fra quelli seduti ai tavoli e quelli in piedi il pubblico non manca proprio. Mi lancio, strillo, faccio il mona, credo a mio modo in quello che sparo nel microfono e cerco di non perdere il groove. I primi brani filano bene, la gente urla: “bravo!”, io rispondo: “bravi!”. Verso metà del set il pubblico incomincia a distrarsi, l’energia si spezza, qualcuno esce a fumare, Caio è sbronzo e parte un inevitabile cabaret per coinvolgerlo che diverte tutti ma forse, al posto di smorzare la tensione, affloscia ulteriormente lo spettacolo. Ci si staccano le cinghie degli strumenti, il mic. 57 fa schifo (sono viziato dal 58), come la mia asta udinese che si muove stra instabile, tutto quello che di solito non è un problema diventa un fucking challenge e io preferisco dire al microfono che sono un finanziere, fare gli auguri a Giulia in fondo alla sala, come farsi ripetere per ben tre volte il nome da quella in prima fila senza comunque capirlo. Da quando abbiamo aggiunto “Non prenderli” (1°singolo e video in arrivo in settimana con Annapaola, Appino, Michele, Edo, Ferruccio e Fabio) la scaletta diventa inevitabilmente più lunga ma per fortuna anche più completa. Raggiunta l’ora di set siamo stanchi, Claudio parte con un beat Bonham spettacolo e forse per la seconda volta nella storia del Cane ci troviamo ad improvvisare; non sono in grado, diciamo che la chitarra non è proprio il mio strumento… e cerco di ripetere in loop al microfono a due ragazzi in prima fila una cosa tipo: “ma voi due parlate di figa…” se ne accorge l’intera sala tranne che loro. I proprietari come le bariste sono stra felici, comprano i dischi come altre sei persone, ma nel giro tipo uomo delle rose trovo molto astio, la gente è diffidente in un modo glaciale e diventa realisticamente più difficile del solito. Viva la musica e dire delle cose. Segue una discussione con Claudio sotto la neve (che puntuale ha iniziato a scendere verso le 10) come un’altra successiva e riconciliatoria nel caldo dello splendido bad and breakfast a pochi metri dal locale. È appena iniziata e stiamo già pensando a scrivere qualcosa di nuovo. Grazie Muleta.