Jarmusch Club – Caserta
Risveglio da Oscar… in stanza siamo rimasti io, la Nena e Andrea battero. Se io e la Nena abbiamo dormito tre ore è già tanto. Andrea battero è in piedi, vestito, vicino al mio letto e lo sento spruzzarsi del deodorante, regolarmente post nessuna doccia. La Nena è gonfia come il sottoscritto, so che faccio una doccia ma la fatica è mostruosa e prima di mettere a fuoco qualcosa della sera prima ci vogliono ore di viaggio. Una cosa è certa: la mia voce è partita del tutto e la colpa è solo mia. Pierasco è nella hall dell’albergo vuoto in piene telefonate di lavoro, lasciamo le chiavi della camera alla reception (ovviamente dimenticandomi attaccate al mazzo anche quelle di casa mia… seconda volta della settimana) e partiamo con quella di raggiungere la stazione di Prato per mollare la Nena al volo. L’operazione funziona, ma piove, siamo all’ora di pranzo ad una piccola stazione dei treni prima di Prato, pranziamo con dei panini schifosi in una paninoteca e ripartiamo. Il TomTom dice quattro ore e mezza, spesso mi addormento seduto davanti, chiedendo il permesso all’invincibile buon Pierascador, il quale, previdente, la notte prima si è fatto riportare in albergo dormendo per ben 8 ore, in realtà come una persona normale. Verso le 19, in perfetto orario, parcheggiamo di fronte al Jarmusch Club, stranamente non ci sono parcheggiatori abusivi, e ad accoglierci troviamo una delle due sorelle super gentili di Sossio, già gestore del locale, affiancato come lo scorso dicembre al gig dei BCO, da Simona e Daniele barista. Quando a breve arriva anche il buon Sossio con parte della batteria, ci abbracciamo e cerchiamo di seguire la logistica degli strumenti sul palco mignon, ma stra cool accorgendosi che manca il pedale e lo sgabello della batteria, perché probabilmente via mail non mi sono spiegato come si deve. Suoniamo con le spazzole, le basi si sentono benissimo, Sossio è seduto su un tavolino di fronte e dice che il suono va bene, che non facciamo troppo casino e che in pratica è tutto sotto controllo. Daniele prepara una pasta con il pomodoro, ordino del peperoncino, un litro di vino rosso, delle patatine enormi, glicemie impeccabili e sono già al bar a rilassarmi aspettando l’arrivo della gente. La chicca della serata è sicuramente il fatto che in accoppiata al concerto del Cane, hanno organizzato al banchetto merchandising una colletta per raccogliere dei fondi per i cani randagi della zona, con quella che se gli invitati vogliono possono portare pure il loro vero cane; purtroppo non vedo quadrupedi per tutta la serata, ma Paola responsabile al banchetto raccoglie delle donazioni in un piccolo salvadanaio in terra cotta a forma di gatto e il fatto che io non abbia mai avuto un cane, ma viva in mezzo ai gatti, fa totalmente chiudere il cerchio. Una delle due sorelle di Sossio è responsabile all’entrata, dunque man mano che entra il pubblico fa accomodare gli invitati sui tavolini, seguita da Simona che si occupa di consegnare i menù al tavolo e prendere le ordinazioni. L’orario di inizio non mi è chiaro; faccio accordare le mie acustiche a Simona perchè sostiene di avere lo stesso accordatore di Pierasco, e dato che lo uso per la prima volta solo da due concerti, prendo l’occasione per lanciarmi al bar con quella di rilassarmi prima dello show. Il Jarmush, molto jazzy, è piccolo e ha un’atmosfera particolare e, da orbo, non riesco a capire dal palco se la seconda sala è vera o è un riflesso di un ipoetico specchio… lo confesso durante la performance e qualcuno in fondo alza la mano confermando la mia miopia e palese confusione emotiva. Il concerto ha il suo perché, siamo sciolti, la mia voce mi lascia nelle più complicate “Il sole e poi la pioggia” e “Raderla al suolo”, ma per il resto il gig fila come si deve, il cabaret per far capire alla gente che siamo degli esseri umani ai quali piace molto suonare bene ma senza prendersi troppo sul serio, cercando di interagire prima di tutto con loro, ha il suo riscontro piacevole e fra una rullata, il solito accordo sbagliato di “Mercoledì”, una battuta divertente, sento il concerto crescere, vero, spontaneo, calcolato, ma quanto basta per farci stare bene senza tante maschere mancate rock’n’roll. Regalo molti dischi e a dire il vero non ne vendo nessuno, gioco a dadi con Simona e Daniele, mi faccio offrire dei salumi, conosco un sacco di bella gente, soprattutto quando mi siedo al bancone con Paola e delle sue amiche. Carico la macchina con Pierasco mentre Andrea battero al posto di stare al cellulare, questo giro mangia delle patatine fritte, per poi avviarsi a casa del solito e gentile musicista industrial anni 90, il quale la volta scorsa ha ospitato Matteo e Paoletto dei BCO. Rimango al locale, bevo, fumo, mi rilasso, in “funzione” della prossima settimana in arrivo e soprattutto del viaggio di 9 ore che ci aspetta domani da Caserta a Udine, dove in autostrada, a 80 km di distanza da casa, ma a 3 km da un autogrill, io e il Pierascador finiamo la benzina dell’auto e il sottoscritto sarà costretto modello Rambo a farsi 3 km all’andata e 3 km al ritorno in mezzo ai guadi, al fango, ai fiumi accanto all’autostrada, per recuperare 1 litro e mezzo di benzina in una bottiglia di plastica dell’acqua, evitando 150€ di chiamata del carro attrezzi… zizza e viva le tope.