Napoli – U Turn
Siamo alle solite, ogni volta che si suona a Napoli ci sono i miei cari amici imprevisti ad accoglierci al varco maledetto e, a dirla tutta, spesso non è uno “stereotipo”. Iniziamo dal pomeriggio quando sono comodamente seduto al bancone di un bar a scrivere questi blog sulla serata appena passata, e Matteo riceve una nuova telefonata del buon Beppe (referente per la data), il quale all’ultimo lo avverte che il check è posticipato alle 21.30… e la logistica si sballa del tutto: tendenzialmente andiamo tutti in stallo per ore, i tempi morti degenerano, pure quando con due macchine in zona residenziale a Napoli, decidiamo di mangiare una pizza a rate, dandoci i cambi per controllare i mezzi in strada carichi di backline… Credo sia il giorno più stressante del tour! Siamo cotti e finita la pizza con la bufala farcita di tensione per lo stress accumulato, incastrati nei vicoli del centro rischiando le fiancate della Ford e della Panda perché il TomTom non riconosce la via, nessuno sa dove si trovi il locale e ovviamente Beppe a questo punto non risponde più al telefono, vedo la Madonna come la prima volta in LSD a 16 anni. Quando leggo l’insegna Piano B e non U Turn su una lavagna all’interno di un piccolo club, capisco che poche decine di minuti prima, in piena ricerca a piedi fra i vicoli, era ancora chiuso, scendo le scale e conosco uno dei due titolari dal basco alla Andy Capp; le logistiche si complicano perché ovviamente Beppe deve essere ancora prelevato con i tamburi ad una decina di minuti a piedi, fra la piazza dell’Obelisco e altre stracolme di ragazzini in pieno ormone, scooter con le ali, forze dell’ordine rilassate, ma anche concentrate. Nella stanchezza, camminiamo sereni, armati di aste, confrontandoci con Beppe in assetto super positivo, da sabato sera ancora tutto da scoprire. Mentre conosco il secondo titolare dal capello bianco con codino, mi faccio offrire il primo Pastis dell’anno e poi insisto regolarmente per pagare, avvertendo tutta la crew di fare ugualmente. Il club è piccolo, ma veramente carino: il palco è un po’ nell’anarchia, come le aste dei microfoni totalmente instabili, ma l’atmosfera è decisamente gradevole e dopo un check complicato, ma veloce, per le 23.30 partono gli Edith, supportati da un po’ di amici venuti appositamente, ai quali poi regalerò il cd perché, pagato il drink e l’entrata, sono rimasti a secco. La performance de Il Cane funziona, anche se ormai la mia voce è andata; i due Andrea sono una sicurezza, come gli occhi e il balcone di una fanciulla mora, scortata, modello Nina… la quale comprerà il cd; come la nostra tenacia collettiva nel voler tornare a tutti i costi in Abruzzo a dormire a casa dei fratelli Legnini, come la finta sorpresa e neppure delusione di fronte ad un cachet raccolto con le entrate che non raggiunge neppure un terzo di quello ipoteticamente promesso o per lo meno ipotizzato dal booker durante tutti i passati tre mesi di logistiche. No problem, sono vent’anni che facciamo questi festini, che ci proviamo, semplicemente se sbagliando si impara forse non abbiamo ancora capito un cazzo, oppure umanamente quando sono le 8 del mattino, è giorno, ho tenuto sveglio super Matteo Kyuss alla guida da Napoli centro a Chieti e sono stato benissimo mi viene in mente… “E come ogni volta non c’è una svolta che tenga, provare a cadere su un letto di piume di schiena, allungare la mano, guardare l’ora e sorridere, non c’è più nulla da fare a parte dormire…”.