Spazio Mavv – Vittorio Veneto (TV)
Lo spazio Mavv di Vittorio Veneto è un edificio bellissimo, la sala del concerto (credo dell’ex fabbrica tessile), sembra una stanza di danza classica con il parquet ovunque, finestre enormi, illuminazione importante come il suono dell’impianto decisamente piacevole. Il gancio per la data è la mitica Elvis viol del giro di Pordenone del volantinaggio fine anni 90, la quale ai tempi mi linka con entusiasmo al cugino Thomas, fonico e promoter del Mavv. Pierasco preleva in stazione a Conegliano Andrea battero in arrivo da Roma, mentre il sottoscritto giunge al locale con Marta alla guida della super bravo Fiat nera con svastica, prestata gentilmente dal buon babbo Settimo, vittima in passato di questo noioso e gratuito atto di vandalismo… Siamo in anticipo, Thomas, molto disponibile, deve appena montare l’impianto e coordinarsi con il cuoco Bengalese, pronto per preparare una super cena privata a base di prelibatezze Cingalesi. Io e Marta siamo rilassatissimi e ci spostiamo a piedi a bere dei sazi Negroni e giocare a dadi in un bar pasticceria fermo agli anni 80, a 5 minuti dal Mavv. Verso le 19 arrivano anche tutti i Novalisi a bordo di un furgone enorme bianco e quando siamo tutti riuniti sotto al palco a montare il backline di due band, spero vivamente di avere un minimo di voce e che tutte le cure in corso mi aiutino ad affrontare questa nuova sfida live senza tante menate. Il momento della cena è una figata, perché in cucina il festino Cingalese è in pieno corso e Thomas ci confessa che di solito le band mangiano semplicemente una pizza, mentre in questo caso passiamo un’ora abbondante seduti ad una tavola rotonda ordinando prelibate bottiglie di Cirò e portate di ogni forma e colore. Al di là del solito problema provinciale che in generale il pubblico arriva molto tardi perché si incastra nei due bar nel centro di Vittorio, post cena tutto il pubblico aspetta comunque al bar d’entrata a piano terra, dove c’è la consolle del dj, questa sera gestita dalla bellissima e sempre super in forma Arianna, la quale fra le varie mi confessa che il buon Alles (ai tempi nostro capo furgone di volantinaggio), dopo 20 anni, si è tagliato il mitico ciuffo alla Cure. Durante i Novalisi, salgo nella sala concerto, cercando di scaldarmi con degli ulteriori buoni Negroni pre performance de Il Cane. I Nova stanno crescendo sempre di più, hanno un nuovo chitarrista molto bravo, ma si sente poco e soprattutto si muove pochissimo, risultando nell’insieme un attimo fuori contesto, quasi timido. Evidentemente ci vuole del tempo per integrarsi all’interno di una line up da tanto tempo così solida. Infatti sono già passati ormai due anni e passa da quando gli ho registrato e prodotto il primo disco, e ad es. le canzoni di quell’album dal vivo stanno cambiando, risultano quasi più punk, nervose, c’è della tensione che mi garba un sacco. Quando è il nostro turno la stanza si svuota perché vanno tutti a fumare, incrociamo pure il buon Gino Patrizio il quale non può fermarsi perché come al solito alle 4 attacca a fare il panettiere, e ci blocchiamo al bar di sotto a prendere da bere e del tempo invogliando la gente a salire. A parte l’intro con “Nero” ai tamburi, la voce uccisa in un marasma di fischi, quando siamo alla terza canzone il locale si riempie, il pubblico è interessato e noi incominciamo a rodare di brutto; la coppia Pierasco – Scala non perdona, spacca tantissimo, mi rilassa e fa sentire molto più sicuro. La batteria è rialzata, ogni volta che posso perché non devo cantare, salto sul piccolo palchetto e suono la chitarra ridendomela alla grande con il mio complice percussionista Andrea. La mia voce tiene abbastanza botta, il fatto di non cantare da più di una settimana ha sicuramente dato il tempo alle mie corde vocali di disinfiammarsi, ma il percorso è ancora molto lungo, prima della famosa operazione. Vendo dei dischi, fumiamo, ci rilassiamo, beviamo facendo pubbliche relazioni con Paola, Elvey eye, Thomas, la super Arianna, mentre Marta mi tiene compagnia evitando la bibita perché preparata e gentilissima mi riporterà all’ovile udinese, dato che (fra le varie) domani attacco le registrazioni delle chitarre di Ena. Sarà difficile dimenticare gli occhi e lo sguardo particolare di quella fanciulla dalle quattro lacrime tatuate sul volto… Grazie Marta.