Centro sociale La Resisteza – Ferrara
Finalmente diamo inizio a questo primo festino dal vivo con Egle. Oltre a tutta la logistica pratica delle prove Lignanesi dello scorso weekend avvenute (come anche alcune foto con Elia) nella dimora Dainese, lunedì mattina Egle mi avverte che per tutta la settimana è prevista pioggia e freddo e che giustamente non se la sente molto di sfruttare una stanza Bolognese vuota da mesi improvvisandola solo per questa occasione a sala prove. Il problema è lecito e reale, dunque senza tanti dubbi passo mezzo lunedì pomeriggio al telefono, trovando l’ultima soluzione con i guerrieri della Resistenza, i quali mi permettono di convincere il Super Gore (ipnotizzandolo con 2000 parole al secondo via cellulare) a prestarci la sala prove di casa sua per una domenica intera. La location è perfetta, come impeccabile la sua ospitalità e dunque non a caso la scaletta incomincia a girare subito. Egle si lancia anche con dei cori semplici (come tutti) rendendo il tutto ancora più credibile, mentre io e Manu siamo fondamentalmente già abbastanza rodati dalle due prove mattutine udinesi della settimana. Come previsto (finito le scalette) Egle e Manu mi lasciano alla Resistenza a Ferrara con tutto il back line eproseguono per Bologna, mentre per domani Manu è stato già avvertito che Beppe e la Nena gli hanno trovato da dormire a Ferrara. L’appuntamento per il soundcheck delle 17 coincide con l’arrivo delle spine di birra Olmo (molto gustosa) e quello previsto in stazione per le 18 di Chiara (Egle) scortata invece dalla news Eugenia (Manu). Convinco La Nena a farsi prestare l’auto da Egle per andare a prelevarle in stazione in modo da poterci concentrare sul soundcheck, gestito fra i vari al mixer da Andrea darkofilo, Ale Metal, Luchino e Mari lo i quali salvatori arrivano all’ultimo con un secondo ampli di basso. Purtroppo non sono molto sereno, e per fortuna che sono nella cornice perfetta della Resistenza. Anche se i pezzi durante il gig girano, mi sono fatto prestare delle cuffie fighe dalla Nena, ma non ho calcolato che non si adattano poi così bene al mio orecchio, dunque (siamo alle solite) passo svariati brani a perderle e rincorrerle al volo con la Zizza in prima fila incuriosita e sbraitante: ”Mateo…” Rovescio due birre, colpisco più volte il portatile, suono due brani senza cuffie appoggiandomi ritmicamente non so come sulle basi dall’impianto, osservo Egle concentrato cercando il groove, mentre Manu canta a testa bassa guardando pure lui Egle, dimenticandosi però del pubblico e del fatto che “forse” non siamo ad un concerto Emo negli anni 90 al csa di Maniago. La gente reagisce comunque benissimo, c’è chi vuole comprare dei dischi che ovviamente non abbiamo, chi ce ne vorrebbe stampare una parte, chi vuole solo parlare incuriosito dal progetto mentre Il collettivo balla entusiasta e le Olmo volano (se avete bicchieri in vetro da birra buttateli al centro per cortesia). Dunque la serata sta funzionando e quando arriva la Nena con il cachet decisamente in anticipo e a battera smontata lo consegno sotto la pioggia in giardino direttamente al buon Egle (tesoriere) senza riprendermi neppure le spese, mi sento meglio perché consapevole del fatto che forse sono decisamente ruoli impossibili, perché l’amore per la musica non è sempre necessariamente anche una “terapia”, a maggior ragione quando la si vive ancora ingenuamente come un lavoro o come dice Amaurì un hobby assolutamente molto costoso.