Orto Botanico – Centaurea – Bergamo
Gallerie? punk? do it yourself? Semplicemente grande spirito di adattamento! Questo è lo slogan Di Fiorenzo (via mail Gino Delia), primo contatto di questo collettivo che arriva alla quarta edizione di questa rassegna fra musica, arte e performance in quel della mia città natale di Bergamo. Arrivo da una serata importante a Cividale in compagnia di Manu Moro, dopo un collasso inevitabile sul suo comodo divano. Colazione da baronetti con bianco e panino con la cotoletta in un bar di Mortegliano già affollatissimo come il resto del competitivo paese. Arrivati in villa Lorenzo è con Rachele al Doge a fare colazione, prelevandoli sotto un sole mostruoso incrociamo il tipico matrimonio del sabato a Villa Manin con inevitabili donnoni tirati e pipe varie. Il viaggio per Bergamo è tranquillo, io non faccio altro che cercare la penichella; ho passato una settimana a lavorare sul disco degli elio p(e)tri, a far finta di dormire spesso carico di dubbi sulle troppe menate emotive di questo periodo più che intenso. Bergamo è sempre uguale, ovviamente soprattutto città alta che è ferma nel tempo, come i soldi che girano in un posto del genere, i Porsche, le Maserati, i turisti stranieri che camminano esausti in salita con gli zaini ma, incantati da una piazza vecchia in nuove vesti perché piena di piante e alberi per una Convention molto verde. Sta per piovere e dunque all’appuntamento fuori dall’Orto botanico non entriamo neppure e veniamo automaticamente direzionati verso una piccola Galleria ex Caveau di un Banca in centro. Le logistiche sono subito difficili; a parte un catering promosso a cena che rilasserà tutti i presenti, la location è molto piccola: quattro stanze di pochi metri quadri su tre piani, tra le quali due per suonare nel piano più basso al quale si accede inevitabilmente da un’unica scala che dall’inizio dei concerti verrà regolarmente occupata da una ventina di persone impedendo spesso la discesa a tutto il resto del pubblico incastrato nella prima saletta delle bibite. Siamo una cosa come 6/7 band divisi fra quelli con l’impianto (noi, un giapo e dei ragazzi di Torino molto Cocteau Twins) e quelli senza nella stanza Caveau tra i quali la mitica Marcy ex Egle che incontro a sorpresa dopo un sacco di anni. Dopo vari spostamenti del nostro backline il Moro e Manu optano per suonare per primi montando il tutto al volo in una stanza drasticamente buia illuminata su richiesta da un faretto montato gentilmente da una fanciulla dello staff “Leopardata” che ci accoglie immediatamente dandoci due consumazioni a testa per il bere quando siamo venuti a spese nostre e tassativi proprio per bibite, cena e dormire. Per fortuna il vino finché dura è for free, il Moro non ha intenzione di bere e io sarò uno dei pochi a non passare alla birra fino al concerto. Incomincia ad arrivare gente, all’amica e compaesana Anna Givani, arrivata a dare una mano a Fiorenzo a cucire delle installazioni ancora venerdì, viene affidato il compito di decidere l’ordine delle band. Il nostro backline è montato in realtà lasciando lo spazio anche per gli altri due gruppi, dato che non ci sono monitor e noi siamo quelli con più backline propongo al ragazzo giapo di aprire le danze per capire il suono delle stanza e non avere sorprese per primi ma, dopo molte incomprensioni per un suo inglese estremamente discutibile, capisco che non ha voglia di venirci incontro… Per fortuna al mio ritorno trovo il gruppo di Torino che monta la strumentazione offrendosi di suonare per primi e non per terzi. Passo la serata a parlare di cibo, vista e altre cose interessanti con altre due ragazze dello staff molto carine e simpatiche in particolare una che miope come il sottoscritto oltre a non usare lenti porta occhiali finti… Quando arriva il nostro turno dopo un gig di Marcy molto dark, intenso e ricco di emozioni, invito la gente sulle scale a scendere in modo da riempire tutta la nostra stanza. Ci presentiamo e partiamo con uno show inizialmente molto punk per il mancato funzionamento del microfono del Moro, due battere che slittano scivolando sul pavimento e degli auricolari che peggio del solito con il sudore non ne vogliono sapere di rimanermi infilati nelle orecchie. L’energia è ottima, cerchiamo di non fare troppo casino e soprattutto dopo “Possono essere baciate” con la lenta “Si riempie una volta al mese” segnano il territorio con grande risposta del pubblico già incuriosito. Il lavoro dei campioni dei versi di animali, perfezionato ulteriormente di recente da Manu e Lorenzo, da i suoi sazi frutti e adesso come conferma il Moro alla guida, dopo più di 90 concerti di questo disco, ci permette di meritarci i soldi della serata che di default non ci saranno come spesso succede alle rassegne d’arte contemporanea… A parte un sacco di complimenti super graditi conditi da risate e presentazioni varie, la serata degenera perché al bancone a 2.50€ a Becks sono riusciti a finire pure tutto il bere; schizzo con Marcy e Fiorenzo che (di parola) gentilmente compra delle birre e al ritorno assistiamo all’ultima nota del gruppo headliner. La gente inizia a scomparire, provo a ritornare nello stesso bar con un’altra ragazza, ma le bariste sono tassative e non aprono neppure la finestra. Manu si è addormentato in strada, grazie ad Anna portiamo dai bassifondi tutta la strumentazione nella via, mentre il Moro è a recuperare il Galaxy privo di marmitta (si è staccata arrivando) chiuso con altri dentro al parcheggio perché la responsabile si è portata via le chiavi lasciando richiudere il cancello automatico. Purtroppo si deve seguire la macchina dei ragazzi che ci ospitano e in buona fede schizzano al volo, impedendoci però di salutare Fiorenzo, Marci, la Anna il resto del collettivo tutto tranne che di freaks! Speriamo di ricevere in futuro dei buoni filmati e delle buone foto fatte dal fotografo con la barba decisamente molto simpatico e più attento alle logistiche di un happening del genere di primo impatto un po’ precarie, ma poi con la collaborazione di tutti, più serene ed efficaci. Ora ci aspetta un’altra galleria il 24 a Belluno, sperin ben!