Carrozzeria Margot – Milano
La storia di questa data vuole dire tante cose. Come ad esempio il riavvicinamento musicale del sottoscritto con Lorenzo il Moro detto da me “il lento” e da lui di conseguenza “il paziente”… E’ ormai da molto che, dopo Marione a Torino, anche Roberto il Biondo ha lasciato il progetto per scomparire fortunatamente in quel di Milano, costringendo il Moro ad agire dal vivo in modo estremamente sporadico e soprattutto in completa solitudine. Anche se il nostro disco, prodotto nel 2008 sempre dalla Matteite, ha avuto un ottima stampa e un ottimo feedback dal vivo testimoniato da più di un’ottantina di date per la penisola e non solo (probabilmente assieme a Dejligt è il cd della Matteite che ha funzionato meglio al momento), la mancanza a lungo termine di nuovo materiale ha costretto il sottoscritto a impegnare energie e soldi in altri dischi, come il primo del Cane per Tempesta, seguito dal nuovo ora in fase di mastering, oppure Honeychild Coleman, i Margaret, Lavinia! e adesso il fortunato e curioso progetto elio p(e)tri. Dopo il suo coinvolgimento come rumorista per le riprese del video di venerdì scorso sul molo a Trieste, Lorenzo decide di invitarmi alla cieca a questo house concert milanese a casa di Claudio di Pordenone, in una splendida e stilosissima ex carrozzeria gestita da un ottimo collettivo di artisti. Viet ed Emi si accodano e decidono di seguirci, non devono guidare, non ci sono spese di viaggio, possono tranquillamente lasciarsi andare al festino in funzione di un’ipotetica jam alla fine della nostra performance. Dormo come al solito tutto il viaggio nella comodissima monovolume di Lore, mi sveglio direttamente nel loco, un attimo senza zuccheri, ma decisamente affascinato dal posto. Gonfiamo materassini a forma di coccodrillo, distribuiamo piante e gadget di ogni genere ovunque, guardiamo le palme proiettate sull’immensa parete alle nostre spalle, come al solito diamo un importanza assoluta all’estetica dello show. Io ho un rullante, un charlie più il timpano di Lore. E’ da un anno che non suono questo set, lo proviamo e mi ritrovo a seguire in cuffia i soliti segnali vocali fuori tempo registrati nel 2008 da Lorenzo per evitargli di distrarsi e darmi i cambi nella metrica delle “canzoni” del progetto. All’ora dell’aperitivo la casa è piena. Rimandiamo la cena, ci carburiamo con grappa e litrate di Spritz e quando è ora di suonare indosso allegro la mia gonna tirando i dadi da poker sul timpano aspettando Lorenzo che è chiuso da dieci minuti nel bagno cercando di accordare la sua storica acustica. La gente mi guarda in modo ambiguo e forse mi scambia per una parte dell’installazione o crede che la performance sia già cominciata. Non è la prima volta che mi ritrovo in queste dinamiche curiose dove non si sa dove inizia o finisce lo show, quando il contesto determina anche il linguaggio, il modo di dire le cose, di compararsi con i presenti. Il modello arty dura poco. Al secondo pezzo alziamo drasticamente i volumi delle basi e distratto centro nuovamente il bordo del rullo con due dita, tagliandomi e coprendo completamente di sangue le mie gambe nude e da anoressico. Qualcuno infastidito mi passa della carta igienica, il pubblico è preso molto bene, ci sono anche delle belle ragazze, mancano il Mortazza, Carlotta e Lavinia pluri avvertiti, ma Milano è gigante e ci sono altre duemila cose strafighe da fare. Urlando verso la fine dello show, domando ai presenti se il suono funziona, se si capisce e le risposte sono curiose, svariate, qualcuno mi ride in faccia divertito, forse credono che scherzi e che tutto questo sia l’ennesima gag all’interno della performance… Dopo una pausa lunghetta, ritorniamo ai ferri nelle vesti di elio p(e)tri, è finito da bere, Lore presenta il guest e ci lanciamo con difficoltà suonando due brani con scosse da urlo al microfono di Emi per il
solito problema di terra dell’acustica del paziente… E’ una serata da urlo. Ci terminiamo con un incredibile triplo giro di Falafel e una serie di bibite fantastiche a una bocciofila nelle vicinanze della carrozzeria, arricchita da un tavolo di ramino di vecchietti ai quali domando (dopo un check discreto di dieci minuti fra le sedie e le carte) se per caso sono di troppo. La risposta è geniale: “Figa!”. Penso alle loro puntate da 5 euro a mano e paradossalmente alla loro serenità da sabato sera. E penso tanto per cambiare: Milano uguale amore e odio.